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Casini lancia il patto. Il Cav: «Io guardo al voto degli elettori»

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Èla via di uscita che Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, indica a Silvio Berlusconi ma anche a tutta l'opposizione chiamata alla formazione di un esecutivo politico che metta in campo «le migliori energie del paese», perché chiedere le dimissioni del premier non basta più. Sulla proposta centrista botta e risposta del Cav: «Francamente non so. Sono un semplice guardo sempre e comunque al voto degli elettori». Casini ha parlato alla platea dei centristi, riuniti per la Festa annuale del partito a Chianciano, chiedendo a tutti «una prova speciale di responsabilità»: «L'opposione è ad un bivio o si preoccupa solo della propria anima o salva l'Italia, il Paese è in pericolo». In atto «non c'è un assalto finale al premier, ma all'Italia» e la politica tutta «rischia il discredito». «Non possiamo essere ridotti a mendicare fuori dalla porta la benevolenza dei governanti europei - ha detto - Non aspettiamo che ci salvino gli altri. Siamo noi che dobbiamo farlo». Per questo, però, «maggioranza e opposizione insieme non bastano se non ci sarà un coinvolgimento della società civile: non l'evocazione di uomini della provvidenza ma la chiamata al lavoro di personalità già sperimentate a livello europeo che siano garanzia per i mercati, gli investitori e i nostri partners comunitari di un'Italia che finalmente vuol fare sul serio». Quindi in una fase in cui «l'Italia rischia di essere la prima vittima di una stagione di crisi economica e sociale», ha proseguito, ciascuno «deve essere disponibile a fare un passo indietro». E non ci saranno vendette (rassicurazione che, già in mattinata, Francesco Rutelli aveva rivolto al premier). «A questa festa - ha detto Casini - per la prima volta da lungo tempo non ci è stata rivolta la domanda che ossessivamente ci veniva rivolta in questi ultimi anni: ma dove va l'Udc? Oggi è chiaro a tutti che siamo andati dalla parte giusta, solo e semplicemente». Però dopo che «venti anni sono passati» e «questo è il risultato della rivoluzione liberale, dobbiamo trovare una via d'uscita», senza «orgogli sciocchi», senza dire «noi avevamo ragione, voi torto, noi abbiamo avuto coraggio voi no». Non è dato di sapere se Casini prima del suo intervento abbia sentito Bersani ma dal palco il leader centrista ha lanciato una provocazione al Pd: «Bersani dica se il modello Marche» (dove l'Udc governa con il Pd) era «solo un incidente o una strada da perseguire». E con il Pdl ha sgombrato ancora il campo da ogni equivoco dicendo che «non è serio coltivare l'idea di possibili alleanze con l'Udc alla fine di questa legislatura, perché senza fatti nuovi e rilevanti questo è impossibile».

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