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Silvio lancia il patto E Pier stavolta ci sta

Silvio Berlusconi in aula durante il suo intervento per l' Informativa del Governo alla Camera

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Incassa la sostanziale apertura di Casini. E la sua maggioranza si rafforza. Antonio Buonfiglio, ex sottosegretario all'Agricoltura poi passato a Fli, torna nella maggioranza nel Pid dell'attuale ministro dell'Agricoltura Saverio Romano. Può insomma andare in vacanza almeno rinfrancato il premier. Già venerdì dovrebbe volare in Sardegna. Era girata anche la voce di un rientro d'emergenza a Roma, l'11, per un Consiglio dei ministri straordinario. Che però sembra alquanto improbabile perché il 10 sera Berlusconi ha organizzato la festa di compleanno della figlia Marina. Le sorprese finali (un segreto per pochi) saranno i fuochi d'artificio e la gelateria organizzata nel giardino della villa, difficile che il giorno dopo il Cavaliere salga su un aereo e torni a Roma. A meno che la situazione non precipiti pesantemente: «Resterò al lavoro», assicura lui in pubblico. Silvio sarà in vacanza dalla fine della settimana e non farà nemmeno ritorno ad Arcore, dove villa San Martino sarà interessata da lavori alle caldaie e alle tubazioni e da lunedì resterà senz'acqua calda: vi farà rientro il 21 in occasione di Milan-Juventus del trofeo Berlusconi di calcio. Insomma, il premier può partire. Il dibattito alla Camera gli consegna la novità Casini, che molla Fini e anche Bersani. Alla bouvette in serata il leader dell'Udc mette in chiaro: «Io parlo per me». E in Aula poco prima aveva detto: «Chiediamo di anticipare con un decreto parti significative della manovra 2013-2014, per dare concretezza all'impegno» preso con la Finanziaria. Non vuol dire che, nel caso, voterebbe a favore ma «responsabilmente» non porrebbe ostacoli a un decreto di quel tipo. Per questo, aveva auspicato il leader dell'Udc rivolgendosi più ad Alfano che al presidente del Consiglio, il Parlamento dovrà tornare a riunirsi «al più presto, anche ad agosto», per esaminare il decreto del governo. Poi chiede che il governo istituisca una «commissione per la crescita» con «rappresentanti di maggioranza e opposizione» che abbia «60 giorni di tempo per elaborare proposte per la crescita»; proposta su cui Silvio è d'accordo. Non chiede al Cavaliere di fare un passo indietro, come poco prima invocato da Bersani («Un'accozzaglia di nulla», il commento di Silvio con i suoi), e avverte: «Chi pensa che la fine di Berlusconi e del berlusconismo sia la soluzione vuol dire che non ha capito nulla di quello che sta succedendo». Ma cosa aveva detto Berlusconi per meritarsi questa apertura del leader centrista? Aveva specificato: «Abbiamo fatto una manovra che è stata giudicata adeguata e sufficiente dall'Europa e dagli osservatori internazionali». E aveva sostenuto anche che i mercati «non hanno valutato la solidità del sistema bancario italiano né le condizioni patrimoniali delle famiglia». Berlusconi aveva solo accennato alla situazione economica in Grecia per poi dire con forza che ovunque nel mondo, negli Usa in primis, l'incertezza è aumentata. In questo quadro il governo italiano, aveva ricordato il premier, non ha fatto poco sebbene ci sia «ancora molto da fare». Un discorso piatto, sobrio, interrotto dal primo applauso solo dopo un quarto d'ora e da soli altri dieci successivi nei quaranta minuti totali. L'obiettivo essenziale, aveva insistito il capo del governo, è la crescita e per questo «serve un piano d'azione immediato». Berlusconi aveva lanciato un appello a parti sociali e opposizioni: «Il Paese è economicamente e finanziariamente solido, nei momenti difficili sa essere coeso e affrontare le difficoltà», e «raccolgo con convinzione l'appello alla coesione di Napolitano, un monito saggio che faccio mio. Al suo fianco Giulio Tremonti, con il quale confabulava spesso, e dall'altro lato Franco Frattini, verso le estremità Brambilla, Romani, Prestigiacomo, Carfagna, Bernini, Brunetta; La Russa, Maroni, Palma, Gelmini, Fazio dall'altro. In prima fila il sottosegretario all'Economia Cesario, fondamentale per rassicurare i mercati. «Tutti hanno il dovere di rimboccarsi le maniche», aveva detto il capo dell'esecutivo. «Non chiedo all'opposizione di condividere il programma del governo - aveva aggiunto - ma auspico che possano contribuire con le loro proposte e le loro idee a far emergere quello che serve al Paese». Non era mancato nel suo intervento un riferimento ai costi della politica. L'impegno del governo, aveva annunciato Berlusconi, è quello di una forte riduzione delle auto blu e l'adeguamento degli stipendi delle cariche pubbliche alla media europee. Solo un fuori programma, una deviazione dal testo scritto e letto sia alla Camera che al Senato: «Ho tre aziende in Borsa, sono anche io nella trincea finanziaria, conscio di quel che accade sui mercati», suscitando i brontolii della sinistra. Poi tutti all'assalto del guardaroba a prendere velocemente le valigie (tutte preparate dai commessi) per andare in vacanza: l'unico vero pensiero per tutti.

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