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I deputati si tagliano

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L'Aula di Montecitorio durante la votazione sulla manovra finanziaria

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Via libera della Camera al bilancio, con il taglio annunciato di 150 milioni di euro in tre anni. Al Senato, invece, toccherà oggi: previsto un risparmio di 120 milioni di euro. I questori di Montecitorio hanno spiegato che nel triennio 2011-2013 la Camera chiederà allo Stato 75 milioni in meno sulla propria dotazione e restituirà somme pari a 76 milioni. I tagli si abbatteranno sulle spese di funzionamento dei gruppi parlamentari, il personale, l'indennità parlamentare (bloccata fino al 2013). Inoltre la Camera recederà dai contratti di locazione di quattro palazzi, tra cui, alla fine dell'anno, Palazzo Marini 1. E chiuderà il ristorante di Palazzo San Macuto. Mentre le spese di viaggio dei deputati dovranno essere ridefinite, per ottenere un risparmio di due milioni. È invece polemica sui vitalizi degli ex parlamentari. L'Italia dei Valori avrebbe voluto impegnare la Camera con un ordine del giorno ad abolirli da subito. Ma Gianfranco Fini ha detto no a interventi retroattivi. L'attuale sistema, ha spiegato il deputato Idv Antonio Borghesi, è «un furto», perché «nel caso meno fortunato» i deputati «versano 60 mila euro di contributi in 5 anni con la speranza di riceverne poi 400 mila se maschi, 550 mila se femmine» una volta in pensione. Ma Fini ha dichiarato inammissibile il voto sull'ordine del giorno, per una questione di metodo: l'odg non può «impegnare», ma può solo «invitare a valutare» le modifiche. L'Idv, che ha contestato a Fini di aver cambiato le regole in corsa con una «forzatura politica», ha votato no all'intero bilancio (insieme con i deputati Radicali, che ne hanno contestato la mancanza di trasparenza). Il presidente della Camera nella conferenza dei capigruppo ha ricordato come la Corte costituzionale stabilisca che non si possono sopprimere i vitalizi già in essere e intaccare diritti acquisiti, ma solo intervenire per il futuro. E a tale proposito, come anche in materia di indennità, secondo Fini, «potrà (e dovrà)» esserci una valutazione «delle forze politiche attraverso conseguenti iniziative legislative». Con gli ordini del giorno di maggioranza e Pd al bilancio intanto si conferma l'impegno assunto dagli stessi questori a definire una proposta per sostituire, a partire dalla prossima legislatura, «l'attuale istituto dei vitalizi con un nuovo sistema di tipo previdenziale, analogo a quello previsto per tutti i lavoratori». E cioè anche i deputati dovranno seguire le regole dell'Inps. Ma (e questo è un punto su cui il consenso è stato sottolineato in Aula con un applauso bipartisan) «non bisogna dimenticare - dice Pierluigi Castagnetti - che i vitalizi, come l'indennità, tutelano la funzione», come previsto dalla Costituzione. Dunque, affermano in tanti, no alla demagogia, no ai tagli indiscriminati: bisogna distinguere i privilegi e gli sprechi, «su cui stiamo intervenendo da diversi anni», dai «costi della democrazia». Con il voto degli odg al bilancio, passano altri principi che i questori dovranno introdurre nelle prossime misure. Dalla progressiva informatizzazione dei documenti alla rendicontazione dei contributi ai gruppi parlamentari (su cui però i questori si riservano di acquisire i pareri dei gruppi), fino all'abolizione dei benefit degli ex presidenti. E un più serrato controllo sulle spese per i collaboratori. Arriva l'ok a un «progetto di reale sviluppo» della tv della Camera. Di Pietro, infine, si fa «convincere» da Pier Ferdinando Casini a dire no al provvedimento dei Radicali che vorrebbe porre un termine all'incarico del segretario generale della Camera. A. D. M.

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