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Penati va tra color che son sospesi

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Filippo Penati

D'ambrosio: "Via dal partito"

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Due passi indietro. Filippo Penati non ha nessuna intenzione di «creare ulteriori guai al partito» e nel giro di 24 ore lascia tutti gli incarichi all'interno del Pd e si dimette da vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia. Un gesto che fa tirare un sospiro di sollievo ai Democratici alle prese con troppi fronti aperti, soprattutto sul versante giudiziario. Non a caso, nel giro di poche ore, quasi tutti i big del partito (e anche il leader dell'Idv Antonio Di Pietro) intervengono per lodare il «coraggio» di Penati e indicarlo come un esempio da seguire. Silente invece, e la cosa va ormai avanti da alcuni giorni, il segretario Pier Luigi Bersani che non pensa di dover aggiungere niente al messaggio lanciato dal palco della festa democratica di Roma quando invocò «intransigenza e rigore» sul tema della legalità. Tace Pier Luigi, ma mentre Dario Franceschini sottolinea che «è ingiusto e insopportabile mettere politicamente sullo stesso piano il Pd e il Pdl», la vicenda Penati si arricchisce di nuovi elementi. L'ex capo della segreteria politica di Bersani continua a ribadire la sua «totale estraneità» ai fatti che gli vengono contestati. «Sono certo - scrive nella lettera con cui annuncia le dimissioni da vicepresidente - che riuscirò a chiarire positivamente la mia posizione e confido di poterlo fare nel più breve tempo possibile, sorretto dalla coscienza di non aver commesso nulla di illegale». «Ora - prosegue - il mio primo obiettivo è quello di recuperare il mio onore e di dare serenità alla mia famiglia». Per farlo dovrà riuscire a smontare le accuse che gli vengono mosse da Piero Di Caterina, l'imprenditore di Sesto San Giovanni titolare dell'azienda di trasporti Caronte, che con le sue dichiarazioni ha dato impulso alle indagini sul presunto giro di tangenti legato alle aree ex Falck e Marelli. Di Caterina a giugno dell'anno scorso ha riferito ai magistrati dei molti versamenti fatti a Penati o ad altre persone sempre su richiesta dell'ex sindaco di Sesto e di Giordano Vimercati (braccio destro dell'esponente Pd e capo di gabinetto quando questo divenne presidente della Provincia di Milano ndr): tra il '97 e il 2003 la somma complessiva, annotata per ciascun pagamento su buste poi consegnate ai pm con altra documentazione, sarebbe stata di 2 miliardi e 235 milioni di lire. Cifra riavuta in parte indietro tra il 2008 e il 2010 sotto forma di caparra immobiliare pagata da parte di Bruno Binasco, amministratore del gruppo Gavio, anch'egli indagato. Negli anni precedenti i soldi che Di Caterina aveva «anticipato» - altri due miliardi e passa di lire - gli sarebbero stati invece restituiti attraverso «una quota della tangente che» Giuseppe Pasini avrebbe «pagato a Penati» per il programma integrato di intervento sull'area Marelli. L'imprenditore di Sesto San Giovanni, si legge nei verbali depositati alle difese, era «sicuro che le somme da me anticipate mi sarebbero state restituite in quanto era scontato che Pasini avrebbe pagato una tangente a Penati per l'operazione e la cosa, del resto, mi fu anche detta più volte dallo stesso Penati e da Vimercati, e cioè che i soldi sarebbero rientrati». «Del resto - conclude l'imprenditore - io avevo vantaggi dall'operazione in quanto mi proteggevano da Atm, mi hanno fatto entrare nel Consorzio Trasporti (pubblici di Sesto San Giovanni ndr) e mi hanno consentito di partecipare a operazioni per me lucrose. Questo è il motivo per cui mi ero messo in affari con Penati e Vimercati. Si è trattato di pagamenti in cambio di favori (...) e quindi ora io attendo la restituzione». Insomma un quadro che, se confermato, getterebbe più di un'ombra sulla figura di Penati. La palla è quanto mai nella mani della magistratura con i Democratici che restano alla finestra senza alcuna intenzione di gridare al complotto. Stasera intanto è stata fissata una riunione del coordinamento regionale del Partito Democratico della Lombardia in cui si discuterà della vicenda dell'ex sindaco si Sesto San Giovanni. Non si sa se l'ex presidente della Provincia sarà presente allìappuntamento nella sede di via Antonio Da Recanate. Del coordinamento fanno parte i parlamentari, gli eurodeputati, i componenti della direzione nazionale lombardi, gli esponenti della segreteria regionale, il segretario del Pd metropolitano Roberto Cornelli e Carlo Spreafico, che fa parte dell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale.

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