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La speculazione non si ferma

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Pronti, attenti, via. Si riparte con la speculazione. Giusto il tempo di riprendere fiato, far finta che il temporale fosse passeggero e illudersi che per cacciare l'uomo nero dei mercati bastasse il via libera alla manovra. Macché. Le nuvole sono tornate a metà mattinata quando il Tesoro ha collocato in asta il Btp a 15 anni ad un tasso del 5,90%, massimo dal lancio dell'euro. La domanda è stata pari a 2,6 miliardi contro 1,72 miliardi offerti. Il cinque anni è stato venduto al 4,93%, massimo da giugno 2008, con una domanda quasi doppia rispetto agli 1,25 miliardi offerti. Complessivamente sono stati venduti 4,966 miliardi di Btp, in buona tenuta ma al di sotto dell'obiettivo massimo fissato. Non è quindi un caso se poco dopo l'uscita dei primi risultati dell'asta, attorno alle 11.30, il listino milanese ha virato subito in negativo arrivando a perdere il 2% in venti minuti. Non solo. Poco dopo le 12 è anche ripartito il rally dello spread tra Btp e Bund decennali: il differenziale di rendimento si è allargato a 302 punti con il tasso del Btp decennale in rialzo al 5,71% per poi tornare a scendere e attestarsi alle 17 circa sotto la soglia psicologica, a 287 punti base. Segno che la tensione sui bond governativi italiani rimane eccome. Evidentemente l'intervento della Bce è servito sul fronte della richiesta ma non su quello del rendimento considerando i mega interessi pagati sul debito. Lasciando pensare che anche le finanziarie a scoppio ritardato rischiano di essere già sorpassate ancor prima di essere approvate. I sussulti speculativi sono stati alimentati anche dall'allarme liquidità: secondo gli esperti, infatti, la quantità complessiva nel sistema economico di moneta e di attività finanziarie sta scendendo a un ritmo più alto di quello visto durante la recessione di tre anni fa. «La liquidità primaria in Italia è scesa a un ritmo annuale del 7% negli ultimi sei mesi, un'intensità maggiore di quella vista durante la fase di grande recessione del 2008», ha spiegato al Telegraph Simon Ward di Henderson Global Investors. Una contrazione così netta della massa monetaria e dei depositi overnight di solito porta a un rallentamento dell'economia dai sei ai dodici mesi dopo. Quello che preoccupa di più è che anche i numeri nell'area core dell'eurozona hanno iniziato a deteriorarsi in maniera pesante. Le banche centrali di solito provvedono con una politica di accomodamento monetario, invece in questo caso stupisce che la Banca Centrale Europea abbia optato per una stretta», sottolinea Henderson. In realtà, guardando l'andamento della Borsa e riflettendo sulle origini degli attacchi speculativi il problema dell'Italia non è (solo) la riforma strutturale che serve per pareggiare il bilancio ma quello che sta a monte. Ovvero la latitanza della politica che sembra navigare a vista. Tanto che la Borsa ieri ha reagito ai risultati dell'asta ma non al via libera del Senato alla manovra per poi chiudere la seduta con un –1,07 per cento. È innegabile che la seduta orribile di venerdì scorso sia stata influenzata dalle voci delle dimissioni di Tremonti. Addirittura, i maligni hanno detto che l'incremento dello spread fra Btp e Bund è il valore attuale di Tremonti. E non dimentichiamoci che oggi Banca d'Italia è senza governatore, altro elemento destabilizzante. L'Economist (che nei confronti dell'Italia non è mai troppo tenero) nel suo Daily chart prende in considerazione quattro variabili e, nella classifica dei peggiori debiti pubblici, dice che non siamo poi messi così male. Ben nove Stati sono più "malati" dell'Italia: Giappone, Irlanda, Gran Bretagna, Grecia, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Francia e Belgio. Lo stesso presidente della Fed, Ben Bernanke, non prevede un salvataggio per la Spagna o l'Italia. «L'Italia attualmente gode di una situazione di conti pubblici molto migliore di quella della Grecia con banche in piena forma che di recente hanno ricapitalizzato e che sono uno dei suo diversi punti di forza. La mia opinione è che l'Italia debba prendere le misure necessarie», ha dichiarato ieri in un'audizione al senato Usa. Tradotto: in generale, i conti italiani sono a posto. È l'Italia a non esserlo. L'instabilità del quadro politico italiano ha dunque dato la sensazione che la nave italiana fosse troppo mal guidata per poter reggere, vista la pesantissima zavorra del debito che ha nella stiva.

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