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Prima grana per Alfano: Papa

Angelino Alfano, ministro della Giustizia

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Angelino Alfano sale al Quirinale. Viene ricevuto dal Presidente della Repubblica. E questo già è un segnale importante: testimonia che Napolitano lo considera un segretario di partito vero, non come i coordinatori o i portavoce del passato. Ma l'incontro ha anche un sapore diverso. Alfano è pure ministro della Giustizia, un dicastero che lavora a stretto contatto con il presidente della Repubblica, di fatto il capo della magistratura. Ovvio dunque che Napolitano abbia particolari attenzioni su ciò che accade in via Arenula sebbene sia ormai chiaro che Alfano non lascerà la poltrona prima di agosto. Se non addirittura a ferragosto. Non prima cioé di aver visto concluso il percorso di una legge a cui tiene in modo particolare, ovvero il codice antimafia. Comunque, il neosegretario non vuole rimanere troppo in questo doppio incarico perché già gli sta creando una serie di problemi. A cominciare dal caso Alfonso Papa. Il deputato e magistrato è finito nell'inchiesta sulla P4, i pm hanno chiesto per lui persino l'arresto. È deciso a non dimettersi da parlamentare, anche se glielo chiede pure qualche compagno di partito. Al contrario Papa è intenzionato a presentarsi domani davanti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere. In questi giorni è rimasto in silenzio, ha condotto una sorta di personale controinchiesta e sarebbe in grado di dimostrare alcuni clamorosi errori da parte dei sostituti procuratori che lo vogliono addirittura dietro le sbarre. Essendo magistrato, ritiene che il modo migliore per difendersi sia in Parlamento e non con interviste sui giornali. Avrebbe raccolto prove che dimostrerebbero che non è vero che si trovava in un hotel al centro di Roma con una donna russa, come asserito dai pm, bensì addirittura in un'altra città. E avrebbe trovato persino articoli di giornale che farebbero crollare l'impianto accusatorio nelle fondamenta. Per esempio, una delle schede telefoniche che i magistrati napoletani considerano in uso a Papa in realtà era nella disponibilità di un'altra persona. Fatti e cifre che insomma consentirebbero al deputato del Pdl di sostenere la tesi che ha ribadito da quando ha saputo di essere sott'inchiesta. E cioé che all'interno della Procura di Napoli sia in corso una guerra per bande e una parte di sostituti procuratori - per una faida interna e per invidia - gli vogliano far pagare un conto in sospeso. Tesi peregrina. Pur tuttavia se la monnezza arriva al primo piano e in quindici anni al Tribunale di Napoli non si è ancora arrivati a trovare un solo colpevole, quella tesi ha forse qualche minima aderenza con la realtà. Che c'entra Alfano? C'entra eccome. Perché nel suo discorso di insediamento ha parlato di un «partito degli onesti». Ebbene il Pdl potrebbe trovarsi a breve a decidere se far ammanettare o no un suo parlamentare. Il Terzo polo e soprattutto la Lega si sono dichiarate a favore dell'arresto. Alfano non si è espresso. E in queste ore si misura anche la sua autonomia da Berlusconi, il quale è contrario a vedere un suo deputato uscire dal portone di Montecitorio e vedere due carabinieri che vanno incontro e gli fanno: «Ci segua, dobbiamo andare a Poggioreale». La sola idea al Cavaliere provoca orrore e potrebbe dirlo stasera alla riunione del gruppo parlamentare alla Camera. Eppure su Papa c'è stato il gelo da parte del suo partito. Gelo spiegabile con il fatto che lo stesso Papa non è un uomo di partito, è ancora vissuto come un corpo estraneo. Quindi «sacrificabile». C'è il paradosso finale. Se venisse arrestato al suo posto subentrerebbe la prima dei non eletti nella lista Pdl di Campania 1: Maria Elena Valanzano, che fu per vari mesi segretaria di Papa e grande amica di Luigi Bisignani.  

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