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Il giallo del testo al Quirinale

Il presidente del Senato Renato Schifani

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È giallo sulla manovra economica: approvato giovedì in consiglio dei ministri, il testo del provvedimento fino a ieri sera non era stato ancora trasmesso al Colle, per la controfirma del Presidente della Repubblica. «Si precisa che a tutt'oggi la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al il testo del decreto legge», ha spiegato una una nota diffusa dal Quirinale ieri in cui si sottolineava però che la precisazione viene fatta «poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì». Una sottolineatura che tuttavia non è bastato a placare i sospetti dell'opposizione che legge nel ritardo del governo la volontà di inserire modifiche all'impianto del provvedimento approvato collegialmente dal cdm. Come il capitolo pensioni. Un campo nel quale è sceso anche il presidente del Senato Renato Schifani aprendo a possibili modifiche al documento che approderà in prima lettura proprio a Palazzo Madama «La manovra non è un totem intoccabile. Senza che venga stravolta, può essere corretta in via parlamentare anche con il contributo delle opposizione» ha detto la seconda carica dello Stato in un'intervista. Intanto nel testo alcune norme sembrano saltate (come l'intervento su banche e transazioni che verrebbe rivisto con un appesantimento sull'Irap e da una imposta di 120 euro sui dossier titoli). Ma alcune norme, scomparse dalle bozze in entrata al Cdm sembrano destinate a tornare. Come il taglio del 3% alle bollette dell'elettricità che però inciderebbe notevolmente sugli investimenti per la ricerca e quindi sulle fonti rinnovabili.

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