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Maroni zittisce il premier

Roberto Maroni

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Pontida meno tre. La Lega si arma. Per la 27esima volta, invaderà il «sacro» campo della cittadina bergamasca, ma questa volta lo spirito è diverso. Nonostante i malumori della base e i mal di pancia sempre più evidenti dopo la sconfitta elettorale e i risultati del referendum, i lùmbard non hanno nessuna intenzione di abbandonare il «Capo». E così, dal Piemonte al Friuli, dall'Alto Adige fino all'Umbria sono attesi per il raduno circa 40mila sostenitori del Carroccio. Tutti curiosi di sapere, nonostante qualche scetticismo, quale sarà «la sorpresa» dell'Umberto. E a giudicare dalle premesse qualcosa, all'interno del movimento, deve essere successo in questi giorni se proprio mercoledì sera, al termine di una cena a Roma tra i vertici si è deciso che, per la prima volta nella storia dei raduni leghisti, l'unico a prendere la parola dal palco di Pontida sarà Bossi. Un'intervento che inizierà alle 11.30 e - spiegano fonti parlamentari leghiste - prima e dopo, nessun altro si rivolgerà ai militanti, raccolti sul «sacro prato». Una decisione che apre qualche dubbio sulle motivazioni dello stravolgimento della scaletta già stabilita infatti c'è già chi ipotizza sia il segnale di una ricomposizione del gruppo attorno al «Capo», e chi invece, malignamente, vede nel «monologo» l'unica via d'uscita per «zittire» i dissensi. Ma del chiacchiericcio a Bossi non importa nulla. È l'ora di «cambiare o morire» ed è per questo che proprio da quel palco, testimone di molti momenti difficili del Carroccio, il Senatùr si prepara a dettare le condizioni per proseguire nell'alleanza di governo. «A Pontida diremo quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 21 giugno», giorno della verifica parlamentare, ha anticipato Maroni nei giorni scorsi. Concetto ribadito anche ieri durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, «rimando a Pontida» ogni discorso relativo alla tenuta dell'esecutivo. E intanto Bossi prepara la lista. In prima posizione ci sarà la richiesta di mettere in atto una vera e propria riforma fiscale e, poi, il leader della Lega chiederà di bloccare i bombardamenti in Libia perché «con lo stop alle missioni di pace si risparmia un miliardo di euro». Prevedibile anche la richiesta, peraltro già formulata, di alzare la leva fiscale per le grandi banche. Poi, le altre eventuali «sorprese» in gestazione nella mente di Bossi: si andrà dalla conclusione dell'iter legislativo del federalismo fiscale fino alla raccolta di firme per chiedere che alcuni ministeri vengano trasferiti al Nord. Tutto questo legato da un'unico filo conduttore che, fatalità, è anche lo slogan del raduno: «Avanti verso la libertà».

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