Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Ma il partito romano non sta a guardare

Gianni Alemanno e Renata Polverini

  • a
  • a
  • a

L'intuizione l'ha avuta la presidente del Lazio Renata Polverini che ha trasformato a suo favore un imprevisto che metterebbe in ginocchio qualsiasi aspirante governatore di centrodestra: la mancata presentazione alle elezioni della lista del Pdl nella circoscrizione di Roma. Erano le Regionali di un anno fa. Sembrava impossibile vincere. Poi c'è stato il miracolo di Berlusconi che, come dice spesso la Polverini, «ha continuato a metterci la faccia». I voti del Pdl sono andati alla lista civica della sindacalista e il centrodestra ha conquistato il Lazio. A quel punto, con un Consiglio regionale senza una maggioranza «politica», Renata ha avuto campo libero. Del resto in politica il potere si prende non si riceve per gentile concessione del padrino di turno. Così la Polverini s'è messa all'opera. Innanzitutto ha rivitalizzato la sua fondazione. Si chiama «Città Nuove». Quattro mesi fa sono comparsi i primi manifesti a Roma e nelle altre province del Lazio. Poi hanno aperto le «sezioni»: a Civitavecchia e a Pomezia. Infine sono arrivate le elezioni amministrative e la Polverini non ci ha pensato due volte a scendere in campo. Ha presentato la sua lista, con suoi candidati sindaci, dunque diversi da quelli del Pdl, a Sora, Terracina e Pomezia. A Latina, poi, e in altre zone ha schierato «Città Nuove» al fianco del Pdl. Risultato: la lista ha conquistato un consenso vicino al 10 per cento e due candidati, a Sora e Terracina, sono andati al ballottaggio con esponenti del Pdl. Lei ha sempre negato di voler formare un «suo» partito. Ma aveva negato anche di voler presentare la «sua» lista alle Amministrative. Mai dire mai. Ma il «partito romano» che cresce e si rafforza non è semplicemente quello a immagine e somiglianza della governatrice. Nasce invece dalla saldatura tra la Polverini e Alemanno. Quest'ultimo rischia di restare fuori dai giochi. «Penso soltanto a fare il sindaco di Roma» continua a ripetere ma in un momento in cui il Pdl rischia di deflagrare e il governo di andare a casa in anticipo, lui è in prima linea. Non potrebbe essere altrimenti. La condizione di Alemanno è particolare. Perché lui un partito ce l'avrebbe. Ma soltanto sulla carta. Schiacciato dagli ex colonnelli La Russa e Gasparri e tallonato dal gruppo che fa capo alla Meloni, che molti vedrebbero bene a eventuali primarie per scegliere il candidato sindaco di Roma del centrodestra nel 2013, guarda altrove. La «balcanizzazione» del partito l'ha spinto ad avvicinarsi alla Polverini. L'inizio della loro «convivenza» non è stato proprio da idillio ma poi Alemanno ha dato una sterzata. Non è un caso che abbia sostenuto pubblicamente il candidato della Polverini a Terracina e poi sia andato allo scoperto sul referendum sul nucleare. Anche lui, come la governatrice, contrario al piano del governo. Gli obiettivi dei due sono diversi eppure in questo momento, in cui si potrebbero ridisegnare gli equilibri nel Pdl, la strategia comune può essere decisiva. Il partito romano, appunto. Un movimento che è nelle cose, quanto la Lega del Sud di Miccichè. La trazione nordista del governo Berlusconi non poteva dare un frutto diverso. Prima il federalismo per togliere potere e risorse a «Roma ladrona», poi il pedaggio sul Grande Raccordo Anulare messo nero su bianco alcuni anni fa proprio da un ministro leghista, Roberto Castelli, e diventato in queste ultime settimane uno spauracchio. Infine i ministeri. La Lega ha lanciato la proposta di spostare i dicasteri al Nord. Una misura inattuabile, ridimensionata dal premier, che dà il senso, tuttavia, dell'antiromanità. E visto che in politica le identità si formano spesso in contrasto con quelle che già esistono, nel Lazio non poteva andare diversamente. Anche il sindaco ha sempre chiarito che non ha alcuna intenzione di formare un «suo» partito. Ma la geografia politica è destinata a cambiare radicalmente e Gianni e Renata si sono trovati sotto lo stesso ombrello. Stretti a Nord dalla Lega di Bossi e a Sud da Forza Sud di Miccichè. Tutti dentro al Pdl. Almeno per ora. E se è vero che in politica i vuoti si rimpiono, allora la scommessa di Alemanno e della Polverini potrebbe essere vincente. In fondo ognuno cerca di essere pronto per il dopo Berlusconi. E, in fondo, anche per il prima: Alemanno per non scomparire in caso di sconfitta alle elezioni comunali, soprattutto se le Politiche dovessero essere anticipate. La Polverini per costruire un percorso politico che vada oltre la Regione Lazio e al di là della politica convenzionale. Il fatto che la sua lista abbia ottenuto un buon risultato, sia riuscita cioè a intercettare il voto di protesta che a Napoli ha premiato De Magistris e a Milano Pisapia, è un segnale piuttosto chiaro. Insomma, mentre la Lega tenta di recuperare l'emorragia di consensi e Miccichè va avanti con l'idea di formare un grande partito del Sud, in mezzo Gianni e Renata non stanno a guardare e tentano il colpaccio.

Dai blog