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Piazze piene di iniziative per la chiusura della campagna referendaria.

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Isostenitori del «no», pur avendo idee chiare in merito ai quesiti abrogativi, puntano dritti all'astensione. Pertanto toni soft e niente manifestazioni. Anche perchè l'obiettivo primario, al di là dei contenuti su cui si voterà, è proprio il «non raggiungimento del quorum». Sul comportamento da tenere alle urne il 12 e 13 giugno in merito ai quattro quesiti sembrano, infatti, tutti d'accordo nel rimanere alla finestra senza un'esposizione eccessiva: nuclearisti, astensionisti (favorevoli all'atomo e alla legge Ronchi per l'acqua), e «pro-privatizzazione» di alcune delle utility locali (per esempio acqua, rifiuti, trasporti) aspettano la conclusione, ognuno a modo suo. Il presidente di Fare Ambiente, Vincenzo Pepe, (tra i più attivi all'interno del fronte del «no») ha annunciato il ricorso al Tar del Lazio per annullare il voto referendario, «in qualsiasi modo vada a finire», perché «lesivo dei diritti degli italiani all'estero». Anche per Pepe, comunque, l'obiettivo rimane «il non raggiungimento del quorum». Il presidente del Comitato per il «no» sui quesiti relativi all'acqua, Walter Mazziti ritiene che «non si debba andare a votare, proprio per non raggiungere il quorum». Un atteggiamento da mantenere - precisa Mazziti, che parla di 'mistificazionè sui temi referendari relativi all'acqua - anche «in favore di quei cittadini che in questo momento inconsapevolmente festeggiano per le strade affinchè si voti sì e che domani si pentiranno». Sul versante relativo al quesito del nucleare, Giuseppe Zollino, docente di impianti nucleari alla facoltà di ingegneria dell'università di Padova, ricorda l'appello per l'astensione (sottoscritto anche da altri membri dell'Associazione «ok nucleare» di cui fa parte): «Non prendete la scheda grigia (il colore assegnato al quesito sull'atomo). Se si raggiunge il quorum, non c'è storia: vincono i sì».

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