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Ferrara fa la festa a Berlusconi ma con le primarie

Mario Sechi alla

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L'ha ripetuto dal momento in cui si sono chiuse le urne per le amministrative: "il Paese si è stufato dei monologhi" di Silvio Berlusconi, che perciò deve "cambiare passo", rimettersi in gioco con "una grande campagna che può dare un orizzonte politico, senza il quale non ci sarà un rilancio del governo". Funzionali a questa strategia sono "libere primarie generali a data ravvicinata, il primo e due ottobre, con un regolamento semplice" dove "i leader potenziali si mettano in gioco anche loro". Giuliano Ferrara riunisce al Capranica la "libera adunata dei servi del Cav" - i direttori de Il Tempo, Mario Sechi; di Libero, Maurizio Belpietro; de Il Giornale, Alessandro Sallusti, insieme a Vittorio Feltri - perché "la botta è stata dura", ma il "grande outsider" della politica italiana, Silvio Berlusconi, battutto dagli "outsider" Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris, deve tornare "a combattere". IL CAV CAMBI GIOCO Perché il momento della successione, lo dicono all'unisono i politici che intervengono alla manifestazione, dai ministri Giancarlo Galan e Giorgia Meloni, da Daniela Santanchè ad Alessandra Mussolini, non è ancora arrivato. "Finché è in campo - sottolinea Sechi - deve giocare e cambiare gioco", perché "o Berlusconi cambia o gli elettori cambiano lui". Se il presupposto è questo, Belpietro non nasconde allora di essere "scettico" sulle primarie: avviarle, spiega, "certifica che è iniziato il processo del dopo Berlusconi". Piuttosto, il premier "non deve raccontarci i problemi dell'Italia, deve tornare a far sognare il Paese, deve darci una soluzione", con la consapevolezza però che "se decidessimo di tagliare le tasse ci ritroveremmo come la Grecia".   NO AI SIGNORI DELLE TESSERE Bisogna quindi tornare, esorta Galan, "alle promesse del '94" che "non abbiamo mantenuto", alla "rivoluzione liberale", anche se "abbiamo cambiato l'Italia. Potevamo cambiarla in meglio, ma penso che lo possiamo fare con Silvio Berlusconi". E se le primarie possono essere "un esercizio di democrazia", guai a tornare ai "signori delle tessere", perché se accade questo "abbiamo perso una seconda volta, per sempre". Invece occorre "spalancare le porte e le finestre del partito alla partecipazione popolare", esorta Meloni, ma "Berlusconi -sottolinea Santanchè- deve comandare di più". "Non lo imbalsamate", protesta Mussolini mentre bacia la gigantografia di cartone esposta sul palco che riproduce il Cavaliere. "Lasciatelo da solo, fatelo respirare", chiede la deputata del centrodestra, criticando chi dà suggerimenti al premier, consigliandolo male, ad esempio, in materia di referendum, rispetto a questioni particolarmente sentite dai cittadini come il nucleare, sul quale Mussolini annuncia che voterà sì. E poi, si chiede, "chi ha deciso di nominare la Melchiorre sottosegretario? Chi ha sbagliato nelle elezioni di Napoli, dove Gianni Lettieri, che, per carità ce l'ha messa tutta, sembrava un agente immobiliare, mentre le donne vedevano De Magistris e dicevano che bello guaglione!"   PAROLA AGLI "INFILTRATI" Una furia iconoclasta che cerca di frenare Sallusti: "attenzione a buttare una classe dirigente vincente", avverte riferendosi a Denis Verdini, presente per buona parte della manifestazione, che, ricorda il direttore de Il Giornale, "ha vinto tutto: politiche, europee, amministrative regionali". E, scherzosamente, ammonisce Ferrara dal "mettere in scena un regicidio, perchè dobbiamo partire dal presupposto che il berlusconismo è una monarchia". Che tuttavia, ammoniscono gli "infiltrati" di sinistra, Marina Terragni e Ritanna Armeni, da alcuni contestate da altri ascoltate con interesse in alcuni passaggi dei loro interventi, è avviato al tramonto. "Per i giovani di Milano - afferma la prima - Berlusconi è il vecchio e la muffa", mentre per la seconda "è illusorio e controproducente il ritorno al '94, è come il ritorno alla Dc". Piero Sansonetti guarda invece alla fine del berlusconismo come ad un'occasione per avere una "sinistra libertaria, riformista e radicale", che non sia "la sinistra di De Benedetti e di Marchionne". Feltri risponde e conclude suonando la carica: Berlusconi e il centrodestra debbono individuare "due o tre punti e, impegnandosi alla morte, arrivare al 2013 in condizioni di vincere le elezioni, perché la sinistra non c'è", alle amministrative "si è persa una partita ma il campionato è lungo e se l'avversario è Bersani e noi perdiamo le elezioni del 2013 io vengo qui e mi sparo".  

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