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Lazio Renata riparte: rivoluzione alla Regione

Renata Polverini, presidente della Regione Lazio

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Una rivoluzione. Una scossa alla macchina amministrativa per fare in modo che la Regione Lazio cambi passo. La governatrice Renata Polverini ha chiesto ai vertici del Pdl di spingere sull'acceleratore e ha sventato il piano per indebolire la sua maggioranza. Sì perché la governatrice temeva un vero e proprio attacco di una parte del Pdl, mirato a sfilarle consiglieri. Ma non è andata così: la Polverini non è Re-nata ieri. Poi c'è l'azione amminsitrativa: con il Piano rifiuti e il Piano casa all'orizzonte si deve andare avanti spediti. Anche pensando a riorganizzare le Commissioni consiliari, per renderle più produttive. Dopo le parole durissime di due giorni fa, in cui la governatrice ha decretato «la fine della coalizione» e ha parlato di una «compravendita» di consiglieri da parte del Pdl, ieri ha incontrato, nel suo ufficio privato a piazza San Silvestro, il capogruppo del Pdl alla Camera Cicchitto, quello al Senato Gasparri, il coordinatore regionale del partito e il vice Piso e Pallone, il sottosegretario Augello. Con lei anche il suo braccio destro, l'assessore al Bilancio Stefano Cetica, inventore della lista Città Nuove, che sfiderà ai ballottaggi a Sora e Terracina i candidati del Pdl. Un'ora e un quarto di vertice in cui la governatrice e il Pdl hanno condiviso la strategia. Si rivedranno dopo le elezioni ma il capogruppo a Montecitorio Cicchitto ha mostrato disappunto per la nota della presidente, giudicata esagerata: «Nelle tue riflessioni devi tenere conto del quadro nazionale - ha detto Cicchitto alla Polverini - Nel Lazio il Pdl e il centrodestra sono andati bene, non si può rischiare di naufragare». La governatrice avrebbe dunque fatto retromarcia sui toni decisamente accesi della nota in cui spiegava: «C'è una parte del Pdl che ha deciso di spostare l'equilibrio della maggioranza sperando, suppongo, di influenzare in questo modo le mie scelte e la mia indipendenza: non è così che ci si confronta in una coalizione, non è questo il mio progetto di vita e politico per i prossimi anni». Una protesta netta, indirizzata verso il Pdl: «Ritengo questo atteggiamento un atto di ostilità nei miei confronti e un gesto che mette fine alla coalizione che sino ad oggi ha governato la Regione Lazio. Avviare la compravendita dei consiglieri alla vigilia di un voto così importante, è un caso di autolesionismo politico di rara efficacia e di totale mancanza di responsabilità che, se possibile, supera quello dello scorso anno quando non fu presentata la lista del partito rischiando di compromettere l'esito del voto. Non sono più disponibile a spendere la mia faccia per questi signori e a condividere certi metodi». Una presa di posizione che, avrebbe spiegato la governatrice, sarebbe stata dettata dall'amarezza per il passaggio al Pdl dei consiglieri della sua lista e, soprattutto, dal timore di perderne sei o sette a causa di una manovra sleale. Ma non è accaduto. E se uno dei due, Melpignano, ha parlato con la governatrice e ha deciso di tornare nella formazione civica, l'altro, Bernaudo, ha confermato il «trasloco». Ma alla presidente non è andata giù, ha chiesto a Cicchitto e Gasparri di chiudergli la porta: «Almeno fatelo andare nel gruppo misto», avrebbe proposto. Ma niente da fare. Bernaudo siederà alla Pisana nei banchi del principale partito del centrodestra. Ma ora l'attenzione di tutti si sposta ai ballottaggi. Resta il disappunto per la mancata intesa che ha determinato candidature separate. Tra l'altro a Terracina il candidato della Polverini, che sfiderà quello del gruppo Meloni-Rampelli, è sostenuto anche dal sindaco di Roma Gianni Alemanno. Non si torna indietro. Archiviate le elezioni, i vertici del Pdl e la governatrice si rincontreranno. Ma, dopo lo scontro dell'altroieri, sembra già raggiunto un risultato positivo: l'impegno per rendere più efficace l'azione legislativa. Anche se, e questo è il vero problema, la macchina è lenta soprattutto per colpa delle procedure e perché spesso il Consiglio è rimasto in attesa delle proposte della Giunta o ostaggio di lunghe trattative. Insomma, la volontà di ripartire c'è, gettando alle spalle le incomprensioni e gli atteggiamenti che spesso hanno contrapposto l'Aula e il governo regionale. Per ora è una tregua ma potrebbe diventare una vera ripartenza. Soddisfatto dei risultati il sottosegretario Augello: «Vedo con piacere che nella maggioranza del Consiglio regionale del Lazio sta prevalendo il senso di responsabilità e mi auguro che nelle prossime ore maturino le condizioni per un rilancio della coalizione e dell'attività di governo della presidente Polverini». L'esponente del Pdl ha anche smentito di voler creare nuovi gruppi alla Pisana: «Per quanto riguarda le dichiarazioni del collega Montino - ha detto - che mi attribuisce l'intento di formare un gruppo alla Pisana, lo ringrazio per la buona volontà ma non mi posso permettere di assumerlo come portavoce. Sono tra l'altro sorpreso che non si sia accorto che il consigliere Olimpia Tarzia ha da tempo annunciato la costituzione di un gruppo dei Responsabili e di certo non per mia iniziativa. Per quanto riguarda i consiglieri della lista Polverini non è mia intenzione dar vita ad alcuna aggregazione che non sia concordata con il presidente della Giunta». Ma l'opposizione non molla. Era stato il deputato del Pd Enrico Gasbarra a proporre una settimana fa una mozione per mettere alla prova la maggioranza di centrodestra alla Regione. Ieri l'ha chiesta formalmente il capogruppo del Pd alla Pisana Esterino Montino. Mentre il numero uno dell'Idv attacca: «Parafrasando, con un po' d'imbarazzo, l'aulico linguaggio della presidente Polverini, si potrebbe dire che Melpignano ci ha messo un anno per pensare "questa stronzata" e due giorni per farne due. Da questa farsa occorre uscire rapidamente e la mozione per certificare l'inesistenza della maggioranza proposta da Montino è sicuramente il primo passo. Subito dopo, le urne». Ma nel centrosinistra restano ancora sospetti. Tanto che il capogruppo dei Verdi, Angelo Bonelli, avverte: «Nessuno pensi al modello Sicilia-Lombardo per il Lazio».

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