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Lega-Pdl, ombre sull'alleanza dopo il voto di Milano

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (S) e il leader della Lega Nord Umberto Bossi

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Chiamata a raccolta in via Bellerio, a Milano: oggi pomeriggio si riunirà lo stato maggiore della Lega al gran completo, all'indomani del voto amministrativo che ha visto il Carroccio perdere consensi al Nord. pesa in particolare la "sconfitta" di Milano, dove il candidato del centro sinistra Giuliano Pisapia ha sorpassato il sindaco uscente Letizia Moratti al primo turno. Umberto Bossi è arrivato nel quartiere generale della Lega intorno a mezzogiorno ed è stato raggiunto poco dopo dai vertici della Lega Nord, chiamati a raccolta dal Senatur per fare il punto della situazione in vista del ballottaggio per vincere la corsa per Palazzo Marino. Partecipano al vertice anche i ministri Roberto Maroni e Roberto Calderoli, il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, e il segretario della Lega, Giancarlo Giorgetti.   UNA TREGUA TEMPORANEA La Lega promette tregua fino al ballottaggio. "Fino al 29 maggio ci impegneremo per vincere a Milano", fanno sapere dalle parti di via Bellerio. Dopo, però, ogni scenario resta aperto, soprattutto in caso di sconfitta. "Una nuova batosta nella nostra capitale", spiegano, "non sarebbe affatto digerita da Umberto Bossi e a quel punto si vedrà cosa fare con l'alleato di sempre, Silvio Berlusconi". La tentazione di avere le mani libere, dunque, resta sempre sullo sfondo, con grande preoccupazione per il premier che dovrebbe avere contatti oggi con il leader del Carroccio.   CAV PREOCCUPATO Il presidente del Consiglio è rientrato a Roma dopo pranzo (ieri sera ci sarebbe stata una telefonata tra i due leader dopo il voto), e farà il punto della situazione con i vertici del Pdl. Il Cavaliere teme ripercussioni sul rapporto con il Senatur (che darà filo da torcere sul rimpasto e il decreto blocca-ruspe in Campania), e tutto si giocherà nei prossimi giorni. Ora Bossi deve fare i conti innanzitutto con lo scontento della sua base, che non lo ha premiato alle urne. DELUSI DALLA CAMPAGNA ELETTORALE Bruciano soprattutto i risultati di Gallarate e Varese, dove il partito ha arrancato molto. La Lega se la prende con il Pdl e il Cavaliere, perchè la personalizzazione della campagna elettorale non è piaciuta al suo elettorato, ma fa anche mea culpa su come è stata gestita, per esempio, l'emergenza immigrazione. Senza contare gli attriti interni legati alla leadership e alla strategia politica. "Il risultato di Milano", dice Mario Borghezio, "è colpa sicuramente di una campagna elettorale impostata su temi che non attenevano il territorio. C'è stata un'eccessiva polarizzazione su temi cui il nostro elettorato non è sensibile, come la lotta ai pm". Ma, ammette l'europarlamentare leghista, «a parte del nostro elettorato è sfuggito anche il significato positivo della strategia di contrasto all'immigrazione messa a punto da Maroni". "Insomma", spiega Borghezio, "al palato forte del Partito sono sfuggite alcune scelte. Ma il tempo è galantuomo e dimostreremo che la Lega è in grado di reagire per difendere i nostri confini e la nostra gente". LA BATTAGLIA PER MILANO Borghezio insiste: "Penso che sul nostro elettorato non abbia avuto presa positiva la personalizzazione della campagna elettorale. Penso, comunque, che Milano sia una battaglia che merita di essere combattuta. Ora ogni decisione spetta a Bossi. Se si decide di combattere la battaglia di Milano, questa battaglia è ancora tutta da combattere e si può vincere". "In casa Pdl, però, bisogna fare correzioni di rotta a 180 gradi. Certo, se a Milano ci dovesse essere una debacle, sicuramente avrebbe un notevole peso sulle scelte future della Lega, perchè il capoluogo lombardo è la nostra capitale», sottolinea ancora Borghezio.  

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