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Il premier vuole Mentana per fermare Bersani-Casini

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Mentana come fosse Milano o Napoli. Torino o Bologna. Silvio Berlusconi è sceso personalmente in campo nella sfida in questo paesone alle porte di Roma che conta una ventina di migliaia di abitanti. Perché? Perché il presidente del Consiglio, nel pieno di una crisi economica e nel bel mezzo di una bufera internazionale, si butta a capofitto nella campagna elettorale? E perché si impegna non solo per i capiluogo ma anche per questo centro a due passi dalla Capitale? Perché si muove personalmente, chiama la Polverini, gli chiede di sbloccare risorse? Insiste perché la governatrice vada lì a chiudere la campagna elettorale? Perché qui il Pd ha scelto di schierarsi con l'Udc. Di più, il partito di Bersani ha deciso di far ritirare il suo candidato, peraltro scelto con le primarie, per sostenere l'uomo di Casini, Altiero Lodi. E per il Cavaliere è un esperimento locale che se prende piede può essere esportato anche a livello nazionale. Lo ha detto chiaro e tondo quando si è collegato telefonicamente la settimana scorsa a una manifestazione a sostegno del candidato di centrodestra, Mario Barbato: «Il Pd a livello centrale ha deciso di fare di Mentana un esperimento politico da applicare magari poi nazionalmente. Ha fatto addirittura ritirare i propri candidati, anche pochissimi giorni dopo le primarie, praticamente imponendo ai suoi elettori, cioè agli elettori di sinistra, di votare per il candidato dell'Udc di Casini». E ha insistito: «A Mentana, dopo nove anni di governo con il centrodestra, l'Udc, che peraltro condivide con noi il governo della Regione Lazio, ha pensato bene di effettuare questa bella trovata, in parole molto chiare di tradirci, consentendo al Pd di sperimentare proprio da voi quell'unione, a mio avviso, contro natura che vorrebbe riproporre poi su scala nazionale fra due anni alle prossime elezioni Politiche, ossia quella di un listone che vada dall'estrema sinistra fino a Casini». E ha sentenziato: «La loro è un'intenzione chiara, quella di costituire un'armata Brancaleone che vada da Vendola sino a Fini, passando per Di Pietro e Bersani e cedendone poi la guida a Casini come a un novello Prodi». Dunque, fermare Mentana significa sbarrare il passo al progetto anche a Roma. Per questo ha convocato Barbato a palazzo Grazioli. E si è impegnato personalmente per risolvere il caso che sta affliggendo Mentana. Il Comune infatti è stato condannato a pagare 12 milioni di euro per una vecchia questione con l'università La Sapienza. Il premier ha chiesto alla governatrice di intervenire. Due giorni fa la Polverini ha firmato un protocollo d'intesa con i sindaci di Mentana e di Fontenuova assieme all'Ateneo capitolino. Iniziativa che ha fatto infuriare i centristi: «La soluzione per utilizzare la leva urbanistica per un accordo di buon senso con l'Università di Roma è probabilmente la soluzione più adeguata, forse l'unica. L'Udc con forza e responsabilità, questa soluzione, la propone da anni». Ma non è finita. La Polverini sarà a Mentana domani pomeriggio per la chiusura della campagna elettorale. Insomma, si vota nella città dove si incontrarono Carlo Magno e Leone III ma si pensa a Bersani e Casini. F. d. O.

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