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La Lega ce la fa l'intesa è vicina

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Umberto Bossi

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«Da una parte c'é una Lega contrariata al crescere di una partecipazione ad azioni militari. Dall'altra esiste la precisa volontà di evitare la crisi di governo». Umberto Bossi come Giano Bifronte. Diviso tra l'incudine e il martello. Da una parte il suo popolo gli chiede di restare fermo sulle sue posizioni, dall'altra si sente la responsabilità di far parte di una maggioranza che sulla questione libica non può permettersi lacerazioni. E così ecco che, proprio mentre da Milano parlava ai Giovani leghisti, il Senatùr annuncia la propria strategia per tentare di risolvere il problema iniziato con la decisione di Berlusconi di prendere parte attiva ai raid aerei sulla Libia. Si tratta di una mozione articolata in sei punti che prevede, tra le altre cose, il non utilizzo delle truppe di terra nei territori libici e la comunicazione al Parlamento da parte del Governo di «un termine temporale certo» per le azioni dei nostri caccia. Un documento a cui hanno lavorato oltre a Bossi anche Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti e che è stato anticipato ieri dal quotidiano la Padania. Ed è proprio su ques'ultimo punto che il Carroccio manda il suo avvertimento all'Esecutivo: «Il governo in modo imprescindibile dovrà fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate sul territorio libico» e comunque nel «pieno rispetto dell'art. 11 della Costituzione». Un avvertimento che prosegue anche nei punti successivi dove i leghisti chiedono chiaramente che non si arrivi ad «azioni di terra» dato che «occorre intraprendere un'intensa azione politica per trovare soluzioni diplomatiche alla crisi e riportare stabilità, pace e rispetto dei diritti umani nel Paese». Altro punto dirimente è il no secco a eventuali aumenti «della pressione tributaria per finanziare la missione». Mentre occorrerà operare esclusivamente nell'ambito degli stanziamenti ordinari della Difesa. E infine i leghisti affrontano anche lo spinoso capitolo dell'emergenza immigrazione chiedendo al governo di intraprendere ogni iniziativa che porti «il reale concorso di tutti i Paesi alleati» per fare fronte alle ondate migratorie e agli oneri legati al diritto d'asilo dei profughi e al contrasto dell'immigrazione irregolare. Così la Lega torna a dettare la linea alla maggioranza. Bossi gioca le sue carte: non ha nessuna intenzione di far cadere il governo («c'é di mezzo Napolitano, non posso farlo saltare), però non vuole nemmeno farla passare liscia a Berlusconi («la mia delusione è tanta e i miei sono incazzati neri»). Dunque, ha aggiunto, «se Berlusconi insiste con i bombardamenti» e magari «con l'intervento dei soldati via terra, allora può capitare di tutto». Un avvertimento al quale si associa anche il ministro della Semplificazione Calderoli che, con tono fiducioso, commenta: «Direi che la cosa si sta avviando verso una soluzione. Martedì, siamo convinti, usciremo con una mozione ragionevole, equilibrata, proposta dalla Lega e che metterà d'accordo tutti, maggioranza e opposizioni, fatte salve posizioni politiche di chi pensa ancora che si debba dare la spallata ad ogni cambiar del vento». Parole, quest'ultime, che tuttavia vengono rispedite al mittente. «Non ci faremo coinvolgere dai giochetti della Lega. L'offerta di CalderoliIl - afferma il capogruppo alla Camera Dario Franceschini - fa parte del solito gioco della Lega di dire una cosa e poi farne un'altra in Aula. Sono pronto a scommettere che domani sera, come al solito, Bossi andrà ad Arcore e uscirà con la coda tra le gambe». Incontri tra Bossi e Berlusconi che invece non sono previsti prima di martedì prossimo anche se, da fonti parlamentari della maggioranza, si apprende che il «clima» nei rapporti fra il presidente del Consiglio e i vertici del Carroccio «sta migliorando». Tanto che il Cavaliere, riferiscono altre fonti parlamentari, si è detto «ottimista» sulla possibilità di arrivare ad una «mozione condivisa» con il Carroccio.

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