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Silvio oltre i 320 voti

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Da sinistra Alfano e Berlusconi

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«Ci sono voti "clandestini" con noi. Sei esponenti dell'opposizione sono pronti a darci una mano se fossimo in pericolo. Anzi, già ce l'hanno data». Gongola Silvio Berlusconi. Gongola quando gli vengono mostrati i tabulati delle votazioni di mercoledì scorso sul processo breve. Gongola quando gli viene mostrata esattamente la votazione numero 91, quella a scrutinio segreto. Quella nella quale la maggioranza tocca quota 316, facendo segnare sei punti in più rispetto alla precedente votazione palese. In quel caso si è registrato il maggior distacco dall'opposizione, 28 voti. Che in realtà sono anche di più perché proprio in quel caso mancavano in aula cinque esponenti della maggioranza. Il che dimostra che il centrodestra è ormai già virtualmente oltre la quota di 320 e può puntare ad arrivare alla fatidica soglia di 330. Un ottimismo, quello che si respira a palazzo Grazioli nel corso dell'incontro con i capigruppo, che spinge il Cavaliere a guardare oltre. Dovunque vada, spiega il capo del governo, c'è una standing ovation ogni volta che parlo della necessità di tutelare la privacy. «La gente è stanca, non vuole sentirsi spiata al telefono», insiste. Avanti con il disegno di legge sulle intercettazioni, dunque. E già si pensa alla prossima tappa, che sarà la revisione della par condicio. Intanto in mattinata il presidente della Repubblica informa che valuterà attentamente il testo, facendo così immaginare sue perplessità. Berlusconi si mostra sereno: «Chiariremo tutti i dubbi». Sarà il ministro della Giustizia a salire sul Colle per spiegare bene gli effetti della legge quando sarà approvata e fare piazza pulita delle «mille falsità» che sono state pronunciate. Soprattutto su quella che è stata definita una sorta di "amnistia generalizzata" che non consegnerebbe alcun colpevole per esempio per le stragi della Tyssen a Torino e quella di Viareggio. E Napolitano, si sa, è particolarmente sensibile per i casi di «morti bianche». Il capo del governo appare certo di poter spiegare gli effetti limitati della legge e dunque sicuro di superare lo scoglio. Anzi, già sente di essere oltre l'ostacolo. «Abbiamo i numeri per fare le riforme. Usiamoli!», ripete. Convinto com'è che qualche altro voto arriverà: «Il Fli è ormai un partito in rotta». Guarda di nuovo a Casini. Ma adesso è necessario puntellare la maggioranza magari procedendo, la settimana prossima, al rimpasto. Ci sono sempre tre viceministri e una decina di sottosegretari da nominare: «La prossima settimana verrà chiusa anche questa pratica - spiega il capogruppo dei Responsabili Luciano Sardelli - ieri ci sono stati sei voti nello scrutinio segreto in più e presto queste persone, una sola delle quali è di Fli, arriveranno nella maggioranza». Il Cav non sembra uno che si prepara a uscire di scena. Smorza anche sulla sua successione e l'incoronazione di Angelino Alfano, viste anche le fibrillazioni che l'annuncio ha provocato nel Pdl, non solo tra la base ma anche nei vertici. «Figuratevi se io - scherza durante il vertice a palazzo Grazioli - oltre a tutto ciò che mi viene attribuito voglio anche prendermi la colpa su chi verrà dopo di me. Il Pdl è un partito democratico e democraticamente deciderà».

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