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Luca Cordero di Montezemolo è come la famosa Bella di Torriglia: tutti lo vogliono, nessuno se lo piglia.

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Fedeleal morettiano «mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo», oscilla tra annunci e silenzi. Quando tace, spera che qualcuno faccia il suo nome come Salvatore della Patria. Quando parla è perché, forse, si autoconvince di esserlo. Di certo, in questi primi mesi del 2011, il suo tormentone «scendo o non scendo in politica» è tornato ad appassionare i commentatori. E così ieri la Gazzetta dello Sport ha dedicato al presidente della Ferrari due pagine di intervista-resoconto sulla giornata trascorsa a via Solferino in «casa» della Rosea. Occasione il lancio della nuova enciclopedia in Dvd realizzata dal quotidiano sulla «Grande Storia della Ferrari». Ed è lì, che dopo aver evitato le domande sul suo futuro in politica, Luca cede e confessa: «Nominerei Fernando Alonso premier, perché è il pilota con più forza caratteriale, è ottimista ma anche realista». Infranti i sogni di quanti vorrebbero Montezemolo a Palazzo Chigi. Lui non ci pensa affatto. Lui si vede più uomo delle istituzioni. Magari al Senato, alla Camera, o perché no, al Quirinale. Il governo è cosa da uno che è abituato a viaggiare a folli velocità. Roba per chi è disposto a mettere in gioco la vita. Per questo il presidente della Ferrari avanza anche altre candidature: «Sebastian Vettel, intelligente e veloce; Nico Rosberg, capace di tenere dietro niente meno che Michael Schumacher; Sergio Perez, un talento e già pilota del Ferrari Driver Academy e Lewis Hamilton, un grandissimo campione». È ovvio che le parole di Montezemolo virano più verso l'ironia che verso la realtà. Ma la scelta fa comunque riflettere: in questi due anni Alonso ha perso un Mondiale all'ultima gara e non ha cominciato benissimo il 2011. E guidare una Ferrari è sicuramente più semplice che guidare un governo. Nic. Imb.

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