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Critiche, insulti e minacce Il calvario dei responsabili

La Camera dei deputati durante la votazione della manovra finanziaria

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Lettere ed email di minaccia, addirittura un video che gira su internet dal titolo inequivocabile: «Come uccidere Scilipoti». È l'Italia dell'odio, che ha preso di mira soprattutto i «Responsabili», quelli che il 14 dicembre hanno votato a favore del governo Berlusconi, quelli che gli permettono di restare in sella e che a più di qualcuno proprio non vanno giù. Li accusano di essere stati pagati. Di certo, loro, pagano un prezzo altissimo. A Catia Polidori, eletta con il Pdl, passata con Fli per un breve periodo, sono arrivati 18 mila messaggi con minacce. «Per questo sono sotto scorta da dicembre, anche se nelle ultime settimane la situazione è migliorata. Mi sono arrivate anche 62 mila email di complimenti - rivendica la Polidori - Del resto io sono sempre stata di destra e lì sono rimasta. Ho detto fin dall'inizio che non avrei mai votato contro il Pdl, lo diceva anche Fini a Mirabello. Poi ha cambiato idea. Ma non c'è niente da fare, appena la maggioranza ottiene un risultato se la prendono con noi». Va peggio ad Antonio Razzi, eletto nel 2008 con l'Italia dei Valori: «Ricevo minacce anche nella mia cassetta postale in Parlamento. In un messaggio c'era scritto addirittura "Berrò il tuo sangue", si rende conto? Sono fanatici». Anche Razzi ha la scorta: «E non sa quanto mi dispiace per quei ragazzi che per quattro soldi devono rischiare la vita. Ma le pare che non posso più andare a passeggiare con mia moglie, che ha paura? Ma questa è politica?». La colpa, secondo il deputato dei «Responsabili», è del Palazzo: «I dirigenti di partito hanno esasperato il clima, i loro interventi in Aula aizzano le persone contro di noi. Dicono che avremmo tradito. Invece abbiamo salvato il Paese. Io rifarei mille volte la scelta che ho fatto il 14 dicembre, quando ho deciso di votare la fiducia al governo Berlusconi. È stato giusto così. Ma invece a loro non va bene. Hanno pure detto che mi hanno pagato il mutuo. Tutte balle, il mutuo me lo pago io». Il più «fortunato», almeno sui media, è stato Domenico Scilipoti, il medico «fissato» con l'agopuntura. «Non ho la scorta, ma la tutela. Cioè due persone accanto che mi accompagnano. È una cosa incredibile». Ovviamente anche lui non rinnega la scelta politica di passare dall'Idv, con cui nel 2008 è entrato in Parlamento, al sostegno al governo. Costi quel che costi. «Ho deciso liberamente per il bene del Paese e, sinceramente, non pensavo si potesse arrivare a tanto: critiche, minacce e pure un video che adesso spero abbiano tolto da internet. Sia chiaro, però, io non mi faccio intimidire da nessuno». Le lettere di minacce sono eloquenti, spesso brevissime: «Ti spareremo alle spalle», «Ti taglieremo la testa», «Farai la fine dei traditori samurai in Giappone». Sono centinaia. «Mi hanno mandato la fotografia di Mussolini e la Petacci massacrati, mi hanno scritto tantissime volte "Sei un vigliacco". Lettere ed email di continuo». Anche Scilipoti spererebbe in una politica migliore: «Non c'è più rispetto per l'avversario, che è la base del confronto. Oggi i politici seri non ci sono più e l'odio è diventato viscerale anche in Parlamento. Non avrei mai pensato che si potesse arrivare a tanto. «Ma si rende conto? - insiste il parlamentare del gruppo dei Responsabili - "Ti aspetteremo" mi scrivono e "ti spareremo dietro perché non meriti di essere colpito in faccia". Subisco tutto questo soltanto per affermare le mie idee. Ma davvero la cosa più grave è che in Aula ci sono deputati che soffiano sul fuoco, che continuano a utilizzare toni inaccettabili». È andata meglio a Bruno Cesario: «Ho ricevuto tantissime minacce all'inizio, subito dopo la scelta di votare a favore del governo. Ora soltanto qualcuna. Comunque io cammino tranquillamente e incontro tante persone. Parlo con tutti e devo dire che la gente ha capito la mia scelta. Nei mesi scorsi ho avuto anch'io la tutela ma adesso le cose mi sembrano tranquille». Anche Cesario dà la stessa diagnosi degli altri Responsabili: «In Parlamento non si dà certo il buon esempio. In un periodo del genere bisognerebbe avere un atteggiamento istituzionale corretto e invece i deputati finiscono per esasperare le scontro. E allora sì che il clima diventa pericoloso». Più complessa la storia di Massimo Calearo, imprenditore del Nord-est, eletto con il Pd e fondatore, con Scilipoti e Cesario, di «Iniziativa Responsabile». Allora indossarono una cravatta blu con la bandiera italiana, tanto per rimarcare la volontà di «salvare» il governo, non precipitando il Paese nella crisi istituzionale. Oggi anche Calearo ha la scorta, due uomini che lo seguono dovunque. L'aveva anche ai tempi di Federmeccanica, quando era considerato un falco per via delle sue posizioni intransigenti sul contratto dei metalmeccanici. Poi se n'era «liberato». Fino a che non è arrivato Veltroni, a quel tempo candidato premier del centrosinistra, che l'ha convinto a scendere in campo. Lui l'ha seguito ma poi ha salvato il governo. Una colpa da fargli pagare per quell'Italia dell'odio, dentro e fuori dai Palazzi, che non è mai stanca. Così sono ricominciate le minacce e, suo malgrado, è tornata la scorta. Più di cento lettere minatorie le ha ricevute anche il presidente della Commissione Lavoro della Camera Silvano Moffa. È un tipo schivo. Un moderato da sempre, che non avrebbe mai accettato di «remare contro» il centrodestra al governo pur essendo critico su tanti aspetti della politica di Pdl e Lega. Ma non c'è stato niente da fare. Anche a lui tanti non hanno perdonato l'abbandono di Futuro e Libertà, il movimento di Gianfranco Fini che da «terza gamba della maggioranza» è diventato una forza di opposizione, spesso, in fatto di antiberlusconismo, al livello dell'Italia dei Valori. Ora Moffa lancia l'ennesimo allarme: «Non è solo perché ho ricevuto tante lettere che criticavano la mia scelta, c'è proprio un imbarbarimento del clima politico. Io l'ho vissuta davvero la stagione dell'odio, quando si scriveva sui muri che uccidere un fascista non era un reato. Non dico che adesso stiamo in quelle condizioni ma non dobbiamo sottovalutare ciò che sta accadendo». Se «sfoglia» le minacce che gli sono arrivate, alcune, avverte, hanno «un tono raccapricciante». Ma non si sofferma e guarda avanti: «Quando un signor nessuno come Bocchino si alza e dice che siamo "disponibili" più che "responsabili", alimenta la denigrazione di persone che hanno compiuto una legittima scelta politica. Vede, sta macinando un clima di odio verso Berlusconi. Ho visto che l'Unità ha pubblicato l'elenco dei deputati che hanno votato a favore del conflitto di attribuzione sostenendo che sono quelli convinti del fatto che Ruby era la nipote di Mubarak. Hanno scritto questo quando invece sanno benissimo che la questione è un'altra. Ma non importa». Così lo scontro continua. Non è un caso che i Responsabili stiano valutando l'idea di cambiare nome al loro gruppo politico. Proprio per evitare offese o facili ironie. Forse lo faranno ma tutto lascia supporre che le intimidazioni non finiranno.

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