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Piovono ragazze

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Ruby

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Altro che giudizio-lampo, il processo al premier per il Rubygate rischia di durare anni. I pm di Milano hanno infatti depositato nuovi atti di indagine tra cui, a quanto si è saputo, alcune nuove testimonianze e gli esiti di accertamenti su tabulati telefonici che si aggiungono alle circa venticinque mila pagine di atti di indagini. Un faldone enorme. Con una folla di testimoni armati di rossetto e minigonne. Perché dalle ultime carte, e in particolare dalle analisi delle celle telefoniche, saltano fuori altre dieci ragazze che l'anno scorso sarebbero state ospiti di Silvio ad Arcore durante i presunti festini a luci rosse. Dieci più le trentatré già individuate dagli inquirenti – Ruby compresa – fanno un totale di quarantatrè arcorine che potrebbero sfilare da mercoledì prossimo nelle aule del tribunale di Milano. Non solo. Tra i nuovi atti depositati alla difesa, anche un video del telegiornale di La7 sul concorso di bellezza a Taormina del settembre 2009, a cui partecipò Ruby e nel quale Emilio Fede fece da giurato, ritenuto «importante». Secondo l'accusa, infatti, fu proprio in quel concorso che Fede incontrò per la prima volta la giovane marocchina e da quella data, stando alla ricostruzione dei pm, sarebbe cominciata l'induzione e il favoreggiamento della prostituzione di Ruby da parte del direttore del Tg4 Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. «Il percorso di Ruby passa per ben altre vie. Dopo il concorso, ed erano trascorsi alcuni mesi, ho rivisto per la prima volta Ruby ad una cena ad Arcore», ha dichiarato Fede in una nota che ha consegnato ai suoi difensori con la quale afferma anche di non aver mai «presentato» la giovane marocchina a Silvio Berlusconi né tantomeno l'ha mai indotta alla prostituzione «invitandola» a Villa San Martino. Quanto alla Minetti, in un'intervista a Telelombardia si è detta «tranquilla» in vista del processo in cui è appunto accusata di favoreggiamento della prostituzione e prostituzione minorile. «Ho grande fiducia nella giustizia. Non posso commentare l'aspetto processuale, credo comunque che i processi si facciano in aula, non in televisione o sui giornali. Voglio continuare con la politica, assolutamente, devo dimostrare quello che valgo e se valgo». Se dieci ragazze per Silvio non posson bastare, sono già troppe per i magistrati milanesi che seguono l'inchiesta. Il presidente del tribunale di Milano, Livia Pomodoro, il procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati, il presidente del Collegio della quarta sezione penale, Giulia Turri ieri hanno infatti effettuato con i carabinieri un «sopralluogo tecnico» nell'aula della prima corte d'Assise d'appello, dove in passato si sono svolti molti maxiprocessi di criminalità organizzate e terrorismo e che dovrebbe essere scelta come aula per il processo a Berlusconi. Prima di recarsi nell'aula ad effettuare alcuni controlli tecnici e organizzativi in vista di mercoledì, i capi degli uffici milanesi si sono riuniti anche per parlare della questione della presenza o meno delle telecamere e dei fotografi per la prima udienza sul caso Ruby. La procura generale infatti giovedì ha revocato tutti i permessi di accesso al tribunale per i network televisivi e per i fotografi in vista dell'udienza. Non potranno entrare in particolare né telecamere né fotografi da lunedì prossimo (giorno in cui il Presidente del Consiglio dovrebbe essere presente a un'udienza preliminare per la vicenda Mediatrade) a mercoledì. Nei giorni scorsi, invece, il presidente del collegio che dovrà giudicare il premier, Giulia Turri, aveva consentito alla Rai di entrare con due telecamere per poi girare le immagini alle altre testate. Ordinanza in sostanza bocciata dalla procura generale. Da quanto si è saputo, però, una decisione sulla presenza o meno di telecamere e fotografi non verrà presa prima di lunedì. «Un eccesso di prudenza che impedisce ai cittadini di avere una documentazione visiva su un processo di grande importanza per il nostro paese, che sta suscitando l'interesse dei media di tutto il mondo», ha intanto attaccato Letizia Gonzales, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia.

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