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Il diario a luci rosse dei pm di Milano

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Ruby

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Deluso, amareggiato. Ma anche furibondo per quella che considera una montagna di fango che i magistrati di Milano gli hanno scaraventato addosso. Berlusconi ha reagito così alle notizie contenute nei documenti che i pm della Procura di Milano hanno notificato ieri al consigliere regionale Nicole Minetti, a Emilio Fede e Lele Mora e con le quali si preparano a chiedere il loro rinvio a giudizio per induzione e favoreggiamento della prostituzione nell'ambito dell'inchiesta sulle feste private del Cavaliere nella sua villa di Arcore e al centro delle quali c'è la figura di Ruby Rubacuori. Un filone di inchiesta che si affianca a quello per il quale il premier dovrà presentarsi ai giudici per la prima udienza il 6 aprile. E che rivela la sfrenata e morbosa curiosità dei pm nei confronti della vita del Cav. La giovane ragazza marocchina – scrivono i magistrati – sarebbe stata «adescata» a 16 anni per essere arruolata tra le ragazze ospiti delle presunte feste a luci rosse. Lì sarebbe andata per 13 volte, tra il giorno di San Valentino e il ponte del primo maggio dell'anno scorso e sarebbe stata pagata in cambio di «atti sessuali» con il premier. E con lei altre avvenenti soubrette e modelle, 33 in tutto, sarebbero state indotte alla prostituzione partecipando, fino a poco più di due mesi fa, alle serate passate sotto la lente delle intercettazioni. Nottate che, per gli inquirenti, erano «articolate» in tre fasi: la prima «prevedeva una cena; la seconda definita "bunga bunga" si svolgeva all'interno di un locale adibito a discoteca, dove le partecipanti si esibivano in mascheramenti, spogliarelli e balletti erotici, toccandosi reciprocamente ovvero toccando e facendosi toccare nelle parti intime da Silvio Berlusconi»; la terza che riguardava il fine serata consisteva, scrivono ancora i pm, «nella scelta, da parte di Silvio Berlusconi, di una o più ragazze con cui intrattenersi per la notte in rapporti intimi, persone alle quali venivano erogate somme di denaro ed altre utilità ulteriori rispetto a quelle consegnate alle altre partecipanti». Ma nell'avviso di chiusura dell'inchiesta, oltre a descrivere nei dettagli le feste nella residenza del premier, i procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano, indicano il ruolo avuto dai tre indagati nell'organizzazione del giro delle ragazze. Lele Mora «individuava e selezionava», a volte insieme a Fede, «giovani donne disposte a prostituirsi» ad Arcore selezionandole in alcuni casi «tra le ragazze legate per motivi professionali all'agenzia operante nel mondo dello spettacolo» gestita dall'agente dei vip. Inoltre Mora, come Fede, «organizzava» in alcune occasioni «l'accompagnamento da Milano ad Arcore di alcune delle partecipanti alla serate, mettendo a disposizione le proprie autovetture», con l'autista. Nicole Minetti, invece, avrebbe fatto da intermediaria per i compensi alle ragazze – in genere «girati» dal ragionier Giuseppe Spinelli, fiduciario e «ufficiale pagatore» per conto del premier - che consistevano «nella concessione in comodato d'uso» degli appartamenti nel residence di via Olgettina e «in contributi economici» per il loro mantenimento e addirittura per il pagamento delle utenze di casa o delle spese mediche fino agli interventi di chirurgia estetica. Inoltre anche il consigliere regionale «in alcune occasioni», scrivono ancora i magistrati, si premurava di mettere «a disposizione» delle giovani le proprie auto per raggiungere villa San Martino. Una ricostruzione che Berlusconi, confidandosi con i pochi che lo hanno incontrato ieri a palazzo Grazioli, ha definito «pazzesca, senza alcun fondamento». Abbiamo presentato oltre 70 testimonianze che dimostrano che tutto questo è falso, ha regionato, ma non è servito. Come è possibile credere che un uomo di 74 anni come me, è stato il suo sfogo, possa aver partecipato a feste simili? E poi tutti quelli che erano presenti hanno visto che era con me la mia giovane fidanzata, mai e poi mai avrei potuto fare quello che hanno scritto i magistrati. Duro anche il commento dell'avvocato del premier, Niccolò Ghedini: «Le ipotesi di reato contestate dalla procura di Milano a Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora sono totalmente destituite di fondamento ed in insanabile contrasto con la realtà processuale e con le indagini svolte. Mai sono avvenuti i fatti descritti, mai il presidente Berlusconi si è trovato coinvolto in situazioni quali quelle prospettate». «Si è sempre trattato – ha aggiunto Ghedini – di incontri conviviali più che corretti e senza nessuna implicazione sessuale come è stato testimoniato da decine e decine di persone presenti». «L'ipotesi, poi – ha continuato il parlamentare del Pdl e legale del premier – che vi siano stati addirittura tredici incontri di natura sessuale fra il presidente Berlusconi e Karima El Mahroug è totalmente fuori da ogni realtà, in contrasto con le dichiarazioni della stessa che ha ripetutamente affermato di non aver mai avuto nessun rapporto sessuale con il Presidente Berlusconi, di essere stata ad Arcore due o tre volte, di essersi presentata come egiziana, parente del Presidente Mubarak e ventiquattrenne».

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