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Anche il popolo del web boccia Bersani in camicia

Pier Luigi Bersani nella nuova campagna del Pd

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Sarà colpa di quel poco comprensibile «oltre». O forse del bianco e nero che, misteriosamente, è stato preferito ai colori. Fatto sta che ai simpatizzanti di Bersani e company l'ultima campagna di comunicazione del partito è andata di traverso. Non solo a quelli che, con nome e cognome, hanno deciso di protestare sul sito del Partito democratico. Ma anche agli esperti. Il primo manifesto, su cui campeggia Bersani in maniche di camicia, recita: «Oltre le divisioni c'è l'Italia unita». Ebbene, Giovanni, il primo che commenta sul sito, avanza un dubbio: «Con le maniche arrotolate e la cravatta? Mancavano i soldi per il colore? Sembra un annuncio funerario!». Netta anche Rita: «La comunicazione politica è comunicazione sociale e per essere efficace deve saper unire fattori razionali a elementi emotivi, scusate ma in questa campagna non c'è niente di tutto questo!!! Il messaggio e il sentimento che trasmette questa campagna è tristezza e rassegnazione!! Non mi sembra fosse questo lo scopo!!». Quasi scandalizzata Elena: «Ma no...non si può! ma che comunicazione volete fare passare? Io vi dico cosa ci vedo: rassegnazione, perdita e immobilismo». Ovviamente l'obiettivo era diverso. Sul sito, infatti, si spiega: «Dopo la campagna con lo slogan "Rimbocchiamoci le maniche", questa volta il tema del Pd è l'andare "oltre". Oltre Berlusconi e oltre il berlusconismo, che ha nel disprezzo delle regole, nella ricerca della divisione a tutti i costi, negli egoismi, nella precarietà, nell'incapacità di dare risposte concrete alla crisi in cui si trovano famiglie e imprese, le sue caratteristiche principali. Il Pd vuole non solo guardare oltre, ma anche preparare concretamente, con la propria iniziativa, l'apertura di una nuova storia per questo Paese». Certo se «la nuova storia di questo Paese» dovesse cominciare da questi manifesti, allora l'operazione sembra destinata all'insuccesso. «Oltre la precarietà c'è la forza del lavoro», recita un altro slogan. Ancora: «Oltre l'egoismo c'è una mano tesa». E poi: «Oltre la crisi c'è il coraggio delle imprese». Giuseppe implora: «Ti prego Segretario, cambiala immediatamente questa campagna...è troppo importante riprendere in mano il gioco. Metti in mano la briscola, che al carico ci pensiamo noi». Forse è lo stesso Pd troppo «oltre». Talmente tanto che i creativi, interpellati due giorni fa dal Corriere della Sera, hanno sottolineato i messaggi «confusi» della campagna e il tentativo «di scimmiottare male il premier».   «Hanno scelto una linea di comunicazione epitaffica» aveva detto sul Fatto quotidiano Oliviero Toscani bocciando la campagna ideata dall'agenzia Abc. Eppure anche le altre iniziative mediatiche, quattro in sette mesi, non hanno fatto breccia nel cuore di iscritti e simpatizzanti. Poi c'è stato Bersani in versione Lega: valanga di commenti del tipo «No no no. Questo è il momento di attaccare la Lega e non di rincorrerla!». O, per essere ancora più espliciti: «Ma che vi siete 'mbriacati? Volete andare voi ad omaggiare il dio Po con le corna in testa?». Poi è stata la volta delle firme raccolte per far dimettere Berlusconi. «Ma vi rendete conto che in questo modo vi coprite di ridicolo? Per quale cavolo di motivo chiedete a milioni di italiani di fare quel che fanno da anni (opporsi a Berlusconi) mentre, da parte vostra, non muovete un dito?» commentano sul sito del Pd. Povero Bersani, altro che rimboccarsi le maniche.

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