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Inarrestabile Ferrara Domani il ritorno in Rai

Giuliano Ferrara

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Ventidue anni dopo torna Radio Londra (con l'aggiunta di un «Qui» all'inizio del titolo), il programma che ha segnato l'approdo del direttore del Foglio sulle reti di Silvio Berlusconi. L'inizio di un rapporto, quello con il premier, che ora accende le polemiche che stanno accompagnando il via alla nuova avventura televisiva, tre anni dopo l'addio a Otto e mezzo su La7. Si parte domani dopo il Tg1, nello spazio che fu di Enzo Biagi e che ora il giornalista utilizzerà per parlare di tutto. La scenografia del programma, in onda dal lunedì al venerdì, sarà la stessa anche se lo scenario politico è cambiato. «Parleremo di Berlusconi, giustizia, politica» ha detto Ferrara. Una striscia dissacratoria, pungente che si aggiunge al programma corrosivo di Sgarbi che partirà di qui a breve. Dall'autunno poi Bruno Vespa, in prima serata. La polemica si è già scatenata con la sinistra che parla di occupazione della rete ammiraglia. Giorgio Merlo del Pd, vicepresidente della Commissione di vigilanza della Rai, ha un atteggiamento di grande cautela ma non certo di entusiasmo. «La nota di Giuliano Ferrara dopo il Tg1 credo che la si debba giudicare dopo la sua messa in onda e non prima - dice Merlo - Il metodo della censura preventiva non credo sia particolarmente efficace e politicamente corretta. Ferrara, come tutti sanno, è un grande professionista. Vedremo il prodotto. Ma il processo alle intenzioni lasciamolo ai fanatici e ai censori». Il direttore de Il Foglio preferisce non replicare ma qualche sassolino dalle scarpe vuole toglierselo. «Spero di fare polemica, di rompere la cappa di ipocrisia, di dispiacere a certi giornali, a certi commentatori - dice il direttore de Il Foglio - L'Italia è occupata non da Berlusconi, ma da una mentalità, da un cultura e da un modo di essere delle èlite che mi fa venire l'orticaria». Ferrara si è più volte scagliato contro la «crociata neo-puritana» sollevata dalla sinistra contro ilpremier. «Sapevamo che cosa faceva Gronchi nella sua vita privata - chiede Ferrara - E quello che combinava Merzagora, a lungo presidente del Senato? È già uno scandalo sapere ciò che sappiamo di Berlusconi». Il giornalista respinge l'osservazione per cui non avrebbe credibilità come conduttore in quanto consigliere del premier. «Non sono il consigliere di Berlusconi - aggiunge - Faccio un giornale, scrivo dei commenti e in questo senso do consigli alla politica. Sono stato consigliere di Veltroni suggerendogli la vocazione maggioritaria e il partito liquido. Sono stato consigliere della Chiesa cattolica tifando per Ratzinger. E se lavorassi per Berlusconi il mio nome sarebbe nella lista dei bonifici del ragionier Spinelli». A chi, a sinistra, lo accusa di andare spesso a pranzo a Palazzo Grazioli e quindi di non poter essere obiettivo, Ferrara replica secco: «Posso andare a pranzo con chi mi pare? Montanelli non andava a pranzo con Spadolini?» Gli avversari lo aspettano al varco: sul fronte ascolti, visti i soprattutto i precedenti stellari di Enzo Biagi, la sfida del conduttore, che percepirà tremila euro a puntata - come lui stesso ha rivelato - per un contratto di due anni con opzione per il terzo, non è di certo delle più facili.

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