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Il pieno verde svuota le tasche delle faniglie

Benzina

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Continua inarrestabile la corsa del prezzo della benzina che si trascina dietro i rincari di tutte le materie prime. Il salasso comincia a farsi sentire e non solo per gli automobilisti. La speculazione sta colpendo soprattutto il settore alimentare e le associazioni di categoria sono in fibrillazione. I consumi già al lumicino rischiano di deprimersi ancora di più. La verde ha superato il tetto record di 1,560 euro toccato nel luglio di fuoco del 2008 ed è arrivata a 1,568 euro nei distributori della Esso. Il livello minimo di 1,548 si trova alla Q8, mentre per il diesel si oscilla tra 1,462 di TotalErg e 1,444 di Q8. I prezzi più bassi si trovano nel Nord Est, con 1,549 euro al litro per la benzina e 1,441 euro al litro per il diesel. I livelli più alti sono lì dove agiscono le addizionali regionali, come in Campania dove è stata superata ampiamente la soglia di 1,61 euro. Risultato di questa escalation è che per un pieno ora ci vogliono più di 78 euro, contro i circa 74 dell'inizio di gennaio e i 69 di un anno fa, quando la verde viaggiava intorno a quota 1,390 euro. I petrolieri ricorrono a una difesa d'ufficio. «È vero che in termini nominali i prezzi dei carburanti sono tornati sui livelli del 2008 - sottolinea l'Unione Petrolifera - anche se i prezzi del greggio e dei prodotti raffinati risultano inferiori, ma solo per il deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro che nel 2008 era intorno a 1,59 rispetto agli 1,39 odierni (-12,6%). Tale debolezza dell'euro pesa sui prezzi odierni per 6,7 centesimi euro/litro in più rispetto ai picchi di luglio 2008 e pertanto il confronto con allora non può prescindere da questa considerazione». Il caro carburanti sta mettendo sotto stress molti settori produttivi dall'agricoltura (la Coldiretti stima un aggravio di 200 milioni di euro) all'autotrasporto (la Cna-Fita denuncia un rincaro del gasolio del 40% in due anni). La speculazione sta colpendo anche le materie prime. In particolare, l'indice dei prezzi dei cereali, in cui rientrano grano, riso e mais, è salito del 3,7%, raggiungendo il livello più alto dal luglio 2008. I prezzi di latte e derivati sono balzati del 4% da gennaio, mentre quelli della carne, che hanno un peso importante sui consumi delle famiglie nei Paesi industrializzati, hanno messo a segno un rialzo congiunturale del 2%. La Fao si attende anche una restrizione dell'offerta di cereali, che potrebbe generare nuovi rincari (già a febbraio, rispetto allo stesso mese del 2010, si è registrato un aumento del 70% dei prezzi internazionali dei cereali all'export). L'Assipan-Confcommercio ha denunciato «l'immotivato aumento del prezzo della farina» che ha toccato picchi di aumento del 45%. Finora l'abnorme rincaro è stato assorbito dai fornai, spiega l'associazione, ma se il trend dovesse continuare così «questa speculazione metterebbe a rischio l'esistenza delle imprese del settore». Il segretario regionale dell'organizzazione, Matteo Di Maio è convinto che si tratti «essenzialmente di speculazione, perchè non è certo la materia prima a scarseggiare o rendere possibili aumenti di questa portata». La denuncia è che nel settore «è entrata prepotente la speculazione finanziaria, con i prezzi del grano trattati alla pari di un titolo azionario». Le associazioni dei consumatori stanno facendo i calcoli dei rincari del carrello della spesa. Sulle famiglie italiane potrebbe abbattersi una stangata da 1.200 euro annuo, tra esborso diretto per la benzina e aumento dell'inflazione. Per questo le associazioni che aderiscono a Casper chiedono di bloccare le tariffe energetiche per tutto il 2011, tagliare le accise e sterilizzare gli aumenti dei prezzi dei carburanti; mentre Adusbef e Federconsumatori sollecitano anche l'immediata entrata in vigore delle misure definite nell'accordo con la filiera petrolifera. Per Confcommercio «con il boom delle materie prime alimentari ed energetiche», il rialzo dei prezzi al consumo «potrebbe arrivare entro l'estate fino al 3%».

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