Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Galan blocca il rimpasto Il governo si allarga

Silvio Berlusconi

  • a
  • a
  • a

Tutto ruota attorno al ministero dell'Agricoltura. È il dicastero che sta bloccando il rimpasto di governo che sarebbe potuto scattare già nel consiglio dei ministri di ieri. Niente, tutto rinviato. Alla settimana prossima. Forse. Non è detto. Forse più avanti. Si vedrà. Silvio Berlusconi ne ha parlato ieri a margine del Consiglio dei Ministri con alcuni componenti del governo. L'idea è quella di rafforzare la squadra di governo, di nominare nuovi ministri anche per ricompensare coloro che hanno deciso di abbandonare l'opposizione e andare in soccorso del governo nel momento di maggiore difficoltà. In pole position in questa categoria c'è Saverio Romano, che a novembre lasciò l'Udc portando con sé cinque deputati che poi andranno a formare il primo nucleo del gruppo dei Responsabili. Romano vorrebbe andare alle Politiche Agricole, ma Giancarlo Galan non intende muoversi. Per lui era stata prospettata anche l'ipotesi di traslocare alle Poliche Europee in attesa di essere designato a inizio aprile alla guida dell'Enel. L'ex presidente del Veneto nicchia, riflette, non sembra convinto. Ieri sera è stato ricevuto a palazzo Grazioli. La partita è più complessa di quello che sembra. C'è da decidere non solo la guida dell'Enel ma anche di altre aziende a partecipazione pubblica come Eni e Finmeccanica. Probabilmente anche della Rai. Nel governo c'è chi vorrebbe sfruttare la nuova tornata di nomine anche per cercar di attrarre pezzi di incentri, indecisi. In particolare di Udc e Fli. L'idea insomma è di mettere sul tappeto quanti più posti e poltrone è possibile per allettare coloro che sembrano pronti a compiere il passo veso la maggioranza. Per questo lo stesso Berlusocni ieri mattina a palazzo Chigi ha fatto capire di essere intenzionato ad allargare la squadra di governo. «Il governo Prodi aveva 101 membri, noi appena 60», ha detto ai suoi ministri. Alcuni dicasteri potrebbero essere così spacchettati. Si tratta di quegli uffici che sono stati accorpati. Per esempio il ministero dell'Economia raggruppa quelli del Bilancio, del Tesoro e delle Finanze. Quello dello Sviluppo economico quelli dell'Industria e Commercio, quello delle Comunicazioni, quello del Commercio Estero. È molto probabile che venga resuscitato il vecchio dicastero di largo Brazzà visto che ora è stato lasciato libero da Paolo Romani promosso alla guida dell'intero ministero dello Sviluppo. Alle Comunicazioni in un primo momento appariva sicura la nomina di Anna Maria Bernini, che aveva deciso di rimanere nelle file del Pdl resistendo alle sirene dei finiani donde pure proveniva. Nelle ultime ore Berlusconi sembra più convinto a utilizzare quella poltrona per richiamare qualche deputato finiano indeciso. Comunque sia, quel che appare chiaro è che il governo potrebbe varare un disegno di legge per aumentare il numero dei sottosegretari. Restano invece quasi sicure anche le nomine di Paolo Bonaiuti ai Beni Culturali, posizione che di fatto ha già lasciato libera Sandro Bondi. Non ci dovrebbero essere dubbi anche per Massimo Calearo al Commercio Estero, dove fu viceministro Adolfo Urso. Il Cavaliere si era ben guardato dal nominare il suo sostituto perché sperava in un ritorno dell'ex coordinatore di Fli nel Pdl e al governo. Ma viste le indecisioni di quello che Berlusconi considera «mister tentenna» ha deciso di rompere gli indugi e non attendere più. L'altro pallino di Berlusconi in questi giorni è il voto. Il voto alle amministrative. Il Cavaliere vuole vincere. Dopo essersi rafforzato all'interno del Parlamento (anche se è ancora necessario fare qualche passo in avanti per mettere in sicurezza la legislatura), vuole riavere la fiducia degli italiani. Anche per questo rilancia la legge sulle intercettazioni. «Si farà, è una cosa barbara non essere certi della riservatezza delle nostre conversazioni», ha detto intervenendo telefonicamente a una manifestazione del Pdl a Osimo con l'onorevole Nunzia di Girolamo. Da qualche giorno dunque il premier è tornato a citare i sondaggi, segno che le cifre che arrivavano negli ultimi tempi erano negative. I sondaggi davano il Pdl stabilmente sotto quota 30%, adesso il partito del premier è ritornato poco sopra. Non basta, per strappare qualche città alla sinistra bisogna scegliere i candidati nel migliore dei modi. Berlusconi non vuole commettere più errori, come accadde l'anno scorso per le Regionali in Puglia dove il centrodestra preferì non candidare Adriana Poli Bortone e perdere. Discorso a parte è quello sull'Udc: il Cavaliere pensa di tenere sulle spine i centristi più a lungo possibile nella speranza che anche a livello nazionale si stacchi definitivamente da Futuro e Libertà. Il pressing è già cominicato.

Dai blog