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Sì al Federalismo municipale Il Pd tenta invano Bossi

La Camera dei deputati durante la votazione della manovra finanziaria

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Con 314 sì, 291 no e 2 astenuti la risoluzione presentata dalla maggioranza che approva la relazione del governo sul federalismo municipale ha incassato la fiducia della Camera. L'Mpa si divide. E intanto gli antiberlusconiani si ridimensionano.  Un momento storico per la Lega che, appena appresa la notizia ha dato libero sfogo ai festeggiamenti. E infatti, appena il vicepresidente Antonio Leone aveva comunicato in Aula l'esito della votazione, ecco che i deputati del Carroccio hanno iniziato a sventola le bandiere delle regioni del Nord e quelle del Sole delle Alpi. E tra loro, oltre a Umberto Bossi che per tutto il tempo delle dichiarazioni di voto aveva lasciato i banchi del governo per andare a sedersi tra i suoi parlamentari, anche Silvio Berlusconi. Un premier talemente felice che, dopo aver espresso il voto, si è messo nel taschino della giacca una pochette verde regalatagli dal ministro dell'Interno Roberto Maroni. Un gesto che sottolinea come tra il Senatùr e il premier il rapporto di fiducia sia sempre più forte. E infatti è proprio Bossi che, dopo aver ascoltato l'ennesima avance del leader del Pd Pier Luigi Bersani («Noi vi garantiamo che il processo federalista va avanti anche in diverse condizioni politiche»), rilascia dichiarazioni di gratitudine al premier: «Berlusconi è stato l'unico a darci i voti per il federalismo». Poi si sfoga: «Gli altri mi hanno detto "fai saltare il miliardario e domani ti votiamo il federalismo", ma Berlusconi i voti in Bicamerale me li dava subito. Non ci possono chiedere di mettere a repentaglio un risultato acquisito».   E infine bacchetta il Pd: «Se uno accetta di far pace, vota a favore, poi può essere che si aprono degli spazi...». L'approvazione del decreto sul fisco comunale segna, comunque, il primo giro di boa importante per la riforma bandiera della Lega. Si tratta infatti del quarto dei decreti attuativi che, dopo il via libera in Cdm e il passaggio al Quirinale, vedrà la luce in maniera definitiva. Ora però gli occhi dei leghisti sono tutti puntati sul successivo che sarà quello su fisco regionale e sui costi standard della sanità. Un decreto che è già in esame nella commissione bicamerale per il federalismo fiscale. «Ora arriva la parte difficile» è stato il commento dello stesso Bossi che, riferendosi ai problemi nella Bicameralina dove la maggioranza vacilla, lancia un messaggio positivo: «La speranza è sempre l'ultima a morire». E così, mentre la Bicamerale presieduta da Enrico La Loggia si prepara a licenziare il testo del quinto decreto entro l'11 marzo, il ministro per la Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, ha annunciato di voler proporre questa mattina al Cdm una proroga di 4 mesi alla delega della legge 42 sul federalismo prevista attualmente per il 21 maggio. Una richiesta che era stata sottoposta al ministro da una delegazione del gruppo dei «Popolari d'Italia domani» e che Calderoli ha accolto positivamente spiegando che «quando le richieste vengono fatte seriamente noi rispondiamo seriamente». L'ultimo nodo sul quale la Lega ieri ha voluto chiarire la propria posizione riguardava la questione dell'imminente rimpasto di governo. I nordisti infatti non sembravano vedere di buon occhio la candidatura del siciliano Roberto Romano all'agricoltura. Una posizione smentita da Calderoli che definisce «il veto della Lega sul ministero dell'Agricoltura il frutto di menti malate». Mentre Bossi furbescamente aggiunge: «Bricolo all'Agricoltura? Non so niente, ma Bricolo la faccia da agricoltore ce l'ha. E poi abita a Sommacampagna, quindi è destino...».  

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