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«Inchiesta anche a Roma? Ormai c'è il reato di berlusconismo aggravato»

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Leindiscrezioni di stampa su un filone a Roma dell'inchiesta milanese sul Ruby-gate hanno animato le chiacchierate da Transatlantico ieri pomeriggio. Al centro di tutto c'è lei, Mariarosaria Rossi, deputata romana che già era nelle intercettazioni disposte della Boccassini. Ed era sempre lei che l'estate scorsa aveva organizzato due cene di deputate con Berlusconi al Castello di Tor Crescenza, tra la Flaminia e la Cassia. Lei, la Rossi, pantalone grigio scuro e maglione grigio chiaro accollato, se ne sta su un divanetto. È una processione. Arriva la vicecapogruppo Iole Santelli, la chiama «la mia avvocata». Iole la rincuora: «Ma dai, non c'è nulla di penalmente rilevante». Arriva Annagrazia Calabria, coordinatrice dei giovani del Pdl: «Ma di cosa ti preoccupi? Passerà anche questa». Squilla il telefono della Rossi, è un sms. Lei lo legge ad alta voce: «Conosco la tua fervida devozione, invochiamo don Bosco». Poi la firma, quella di un prete. Lei si commuove, le sgorgano lacrime dagli occhi. Giunge Valentina Aprea, altra deputata, le prende entrambe le mani: «È tutto assurdo ma tu sei forte, non ti potranno accusare di nulla». Va via l'Aprea e arriva una commessa con una busta da lettera. La parlamentare berlusconiana la apre, c'è una lettera di un collega deputato con un allegato. È una lettura del Vangelo, un salmo sulla giustizia e sulla sofferenza. Non si fa in tempo a scorgere la firma che la Rossi s'accorge di essere spiata da un giornalista: «Vada via, ma che vuole. Ma state sempre a spiarmi. Non parlo. Non parlo di nulla». Parla Batrice Lorenzin, altra depuata romana: «Sono stata io a battermi perché Mariarosaria fosse candidata. Venne da me e disse che voleva impegnarsi in politica. Stavo conducendo una battaglia dentro Forza Italia perché si desse più spazio alle donne e lei fu candidata nel suo Municipio, Cinecittà. Prese, in un periodo in cui eravamo bassissimi, mille voti personali. Fu un successo. Si dava da fare, aveva grandi capacità organizzative fu messa in lista in Parlamento. Ora si passa su tutto, ci si dimentica che ha un figlio e di che effetti familiari possono avere le intercettazioni diffuse senza criterio. È una cosa barbara». Fuma la Santelli, poi scoppia: «Ma adesso è satto istituito un nuovo reato? Il reato di berlusconismo, per giunta aggravato dall'amicizia. Siamo alla follia» F. d. O.

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