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"Più forza ad Alemanno"

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Alfredo Mantovano

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Sarà Alfredo Mantovano, sottosegretario al ministero dell'Interno, il coordinatore politico di Nuova Italia (la Fondazione del sindaco di Roma, Gianni Alemanno) all'interno del Popolo della Libertà. «Daremo maggiore sostegno anche all'azione del sindaco nella Capitale» spiega Mantovano a Il Tempo.   È il segno della nascita di una nuova corrente di Alemanno nel Pdl? No. Il gruppo che fa riferimento ad Alemanno c'è sempre stato. Sia in An sia al momento della nascita nel Pdl. Sono anni che la struttura esiste con un'articolazione basata sulla fondazione Nuova Italia, che elabora idee sui temi politici e culturali, e sui circoli che rappresentano un momento di confronto sul territorio. E allora cosa cambia? Oggi c'è una sorta di ripartizione di competenze nel senso che i parlamentari e gli amministratori locali danno un contributo per l'organizzazione. Un segnale di rinnovamento visto che la partenza del Pdl, molto lenta, non è stata accompagnata da un'adeguata riorganizzazione sul territorio. Un passaggio più che mai necessario dopo che l'attacco al leader del centrodestra, la crisi finanziaria che ha portato tagli, le polemiche sul 150esimo anniversario, hanno reso importante la riscoperta delle radici identitarie del Pdl. Insomma idea e azione politica. Sì. Un'area di riferimento della destra nel Pdl dove non ci sono steccati ma che serve a ricordare da dove veniamo e cosa vogliamo fare. Il Pdl si dilata e c'è bisogno di luoghi culturali. Siamo un'area che non ha mai rinunciato a elaborare idee.   Può fare un esempio? Viviamo il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Quando una cosa parte senza approfondimento è inevitabile che scattino polemiche. Nella celebrazione siamo entrati con una doppia retorica: una unitaristica e l'altra vittimistica. Sarebbe il caso di mettere da parte entrambe e capire perché il Risorgimento non è ancora condiviso tra gli italiani. Che hanno fatto uno sforzo di riconciliazione maggiore sulla Resistenza. È un tema sul quale Nuova Italia può riflettere.   Altro tema? L'Italia è nazione di anziani e figli unici. Nel 2020 avremo 12 milioni di extracomunitari e nel 2040 saranno 20 milioni. Occorre pensare ora alle politiche a sostegno delle famiglie italiane e alle nuove regole di convivenza sociale Passiamo all'attualità politica. Cosa pensa del congresso di Fli a Milano? Mi è sembrata più una Convention conclusiva che un atto inaugurale. Il congresso fondativo individua le classi dirigenti, definisce ruoli. L'impatto emotivo è stato basso e un organigramma completo non è uscito. È stata l'occasione per far venire a galla le contraddizioni.   Ma secondo lei ora Fini si deve dimettere dalla presidenza della Camera? Non spetta a me dirlo. Alemanno uscirà vivo da Roma?  Credo che il bilancio si dovrà fare alla scadenza dei 5 anni. La riorganizzazione dell'area che fa riferimento a lui serve anche a dare sostegno della sua azione. Alemanno ha ribadito la volontà di ricandidarsi nel 2013. Il suo impegno oggi è concentrato soprattutto sulla Capitale, per l'importante sfida che ha raccolto, pur restando la guida indiscussa dell'area che a lui fa riferimento. Il Quirinale ha alzato la voce. Meno tensioni o si va al voto. La sua valutazione? Sarebbe bene che tutti riflettessimo sul fatto che il conflitto non è tra Berlusconi e una parte della magistratura ma tra la politica e una parte di togati che interpreta il suo ruolo come sostitutivo della politica. Come nel caso delle leggi nazionali sull'immigrazione sovvertite dalle sentenze. Non è una faccenda privata di Berlusconi. Se domani il Cavaliere decidesse di dimettersi e il nuovo candidato premier del centrodestra fosse un monaco di clausura sono sicuro che dopo qualche ora sarebbe indagato per il reato di pedofilia.  

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