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La marcia su Arcore

Proteste e cariche ad Arcore

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Di Pietro invoca la piazza, una nuova presa della Bastiglia e la piazza risponde subito. È da tempo che la sinistra estrema usa toni incendiari contro Berlusconi e il governo ma ieri il leader dell'Italia dei Valori è andato oltre la consueta polemica. Così pure la manifestazione del Popolo Viola ad Arcore è degenerata in scontri violenti con la polizia. C'è un filo rosso che lega tutte le aree dell'estrema sinistra che torna a parlare il linguaggio della violenza. Di Pietro ha usato toni eversivi: «La maggioranza politica non esiste più, Berlusconi se ne faccia una ragione e si dimetta. Se non lo farà lui ci penseremo noi a mandarlo a casa. Continueremo a protestare in piazza e ci sarà una nuova presa della Bastiglia per riappropriarci della democrazia». E poi: «Berlusconi è un disco rotto. La smetta di attaccare la magistratura e quell'informazione libera che tanto teme. Adesso basta!» E basta è il grido che sale dal corteo del Popolo Viola riunito ad Arcore per chiedere le dimissioni del premier. Mentre Di Pietro parlava, la manifestazione ad Arcore degenerava in scontri violenti con la polizia costretta a caricare più volte per impedire ai manifestanti di forzare il cordone di sicurezza a protezione della residenza del premier. La manifestazione iniziata come una sorta di sit in carnevalesco, con pupazzi a immagine di Berlusconi, slogan sferzanti, donne con le mutande in testa e altri travestimenti allusivi alle ragazze protagoniste delle cronache di questi giorni, da Ruby alla Minetti, è subito degenerata. Un gruppetto di manifestanti si è staccato dal presidio in largo Vela e ha cercato di sfondare il cordone degli agenti per raggiungere Villa San Martino. Polizia e carabinieri hanno reagito caricando più volte il corteo per disperdere i manifestanti violenti. La risposta dei manifestanti non si è fatta attendere con lanci di oggetti, soprattutto bottiglie di vetro. «Il corteo è un nostro diritto» hanno rivendicato i manifestanti, tutti giovani, alcuni dei quali dei centri sociali correvano a testa bassa contro i poliziotti urlando «fino alla villa, andiamo fino alla villa» e «arrestatelo». Gli organizzatori del Popolo Viola intanto cercavano di sedare i rivoltosi dicendo che era inutile andare verso la residenza del premier, urlando a loro volta: il Presidente del Consiglio non c'è. In realtà Berlusconi ha trascorso quasi tutta la giornata a Villa San Martino. Gli organizzatori della manifestazione hanno cercato di prendere le distanze dalle violenze. «Non conosco queste persone - ha detto Federico Ferme, del Popolo Viola di Milano - Non fanno parte dello staff che ha organizzato la manifestazione. Anzi, noi abbiamo provato a convincerli a desistere, ma di più non possiamo fare». Poi però aggiunge: «Capisco che ormai l'indignazione è troppo forte: Berlusconi si deve dimettere, così non si può più andare avanti. C'è troppa tensione tra la gente». A fine giornata due manifestanti, sono stati arrestati con l'accusa di resistenza e violenza a pubblico ufficiale e oggi verrà celebrato il processo per direttissima. I due, secondo la prima ricostruzione della polizia, farebbero parte di un gruppetto di 150 persone circa, tra cui anche qualche esponente delle aree antagoniste di matrice anarchica, che sarebbe entrato in azione quando ormai il presidio del Popolo Viola si stava sciogliendo. Il gruppo, composito ma non compatto, secondo la polizia non proverrebbe solo da Milano, ma anche da altre province lombarde. Durante i tafferugli è stato ferito alla testa un vice questore aggiunto, in un primo momento medicato all'interno di villa San martino, e poi trasportato all'ospedale di Vimercate. Contusi anche due agenti e tre carabinieri.

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