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La Sinistra fa festa ma si spacca

Pierluigi Bersani

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Giorgio Napolitano blocca il federalismo e la Sinistra fa festa. I vari Bersani, Veltroni, Di Pietro stanno tutti lì ad esultare. Come stessero guardando una partita di calcio. Loro, in realtà, hanno già giocato. E hanno perso. Poi, a tempo scaduto, "l'arbitro" ha assegnato loro un calcio di rigore. Per carità, il "fallo" c'era pure, ma da qui a trasformare il Capo dello Stato - "l'arbitro" appunto - nell'unico vero oppositore a Berlusconi ci vuole un bel coraggio. I democratici non hanno nulla da perdere e provano a vincere la partita, tirando per la giacca il Colle. «Si è creato uno strappo profondo», spiega Walter Veltroni. «Da Napolitano è venuto un atto ineccepibile che blocca una norma illegittima», commenta Anna Finocchiaro, mentre il segretario del Pd ringrazia pubblicamente il presidente della Repubblica dal palco dell'assemblea nazionale del partito: «Colgo l'occasione - spiega - per rendere omaggio al profilo di garanzia istituzionale del presidente Napolitano. Che cosa succederebbe in Italia se sul Colle non ci fosse una persone consapevole della sua funzione istituzionale?». Bersani si rivolge poi al ministro dell'Economia che in mattinata aveva illustrato i contenuti del decreto: «Noi siamo un partito intimamente autonomista, ma non potremo mai sostenere pasticci senza capo né coda. Tremonti dice: "abbiamo drizzato l'albero storto". No tu hai fatto due curve in più all'albero storto - attacca con il consueto piglio da leader - Tremonti dice: "vedo, voto, pago". No, è l'era del "pago, pago, pago"». Il segretario democratico le prova tutte pur di tentare la spallata al Cav. Non essendoci riuscito con Fini, Bersani si gioca la carta Bossi, nuovo - insperato - idolo cui la Sinistra può aggrapparsi: «Alla Lega dico che il federalismo non lo farete mai con Berlusconi, perché a lui non interessa il federalismo, ma i vostri voti, e li userà per il processo breve o per difendere la "cricca di Roma" - tuona - Il federalismo non si fa senza di noi e senza le nostre proposte», attacca. Sta di fatto che se non fosse intervenuto il Colle, il decreto sul federalismo di Pdl e Lega sarebbe già legge. Le opposizioni, in ogni caso, farebbero bene a non esultare. Se, infatti, è stato facile per Pd, Idv e Terzo Polo votare in modo compatto nella «bicameralina» sul federalismo, (i democratici da tenere uniti erano solo dieci, c'era un unico dipietrista e quattro centristi) in Aula i numeri sono diversi. Per Bersani non sarà facile convincere tutti i suoi - rapprentanti del Nord che non sanno più cosa raccontare ai propri elettori in testa - che il testo su cui dovranno esprimersi è «un pasticcio senza capo né coda». E che dire poi di Sergio Chiamparino? Il presidente dell'Anci aveva approvato l'ultima versione del decreto. Dovrà smentirsi? Menzione a parte meritano i dipietristi. «Per fortuna il Capo dello Stato, ormai rimasto l'unico baluardo di legalità, ha sbugiardato questo governo di presuntuosi - attacca Felice Belisario - Questo governo formato da cialtroni e dilettanti prova a imbrogliare gli italiani anche quando non ve ne è bisogno». Chi glielo dice che giovedì alla Camera per il caso Ruby un altro ex Idv (Aurelio Misiti) ha votato a favore di Berlusconi? Che «cialtroni».

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