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Tasse alte come in Svezia

Walter Veltroni

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Altro che Ruby, Bunga Bunga e festini ad Arcore. Le elezioni si giocheranno sulla patrimoniale. Veltroni e altre menti «illuminate» della sinistra ce la presentano come ingrediente essenziale di una miracolosa manovra di finanza pubblica. Noi non la pensiamo così. Anzi, un'imposta straordinaria come quella paventata da Amato e compagni ci fa orrore. Ecco perché. Partiamo da una questione fondamentale: c'è spazio per ridurre la spesa? Non dovremmo invece fare l'opposto, aumentare le tasse ed estendere il welfare ai precari e a «tutti coloro che non arrivano alla fine del mese»? Perché non possiamo anche noi fare come in Svezia? La domanda se l'è posta anche NoiseFromAmerika, blog creato da un gruppo di economisti italiani che vivono negli Stati Uniti. E la risposta è che l'Italia fa già come la Svezia: paghiamo per lo stesso welfare svedese, anche un po' di più. Ma non riceviamo le stesse prestazioni, come dimostra una tabella pubblicata di recente dall'Economist che ha messo a confronto tasse sul reddito e contributi alle pensioni in 14 Paesi del mondo, compreso il nostro che si piazza in testa alla classifica. Due posti sopra la Svezia, appunto, che indiscutibilmente presenta una rete di protezione sociale superiore alla nostra. Ergo: in Italia c'è più spazio sul lato dei tagli della spesa pubblica che non da quello di nuove tasse che riducono l'attività economica. Anche quando le pagano gli evasori. Non solo. La patrimoniale ci fa orrore perché sappiamo bene chi colpirebbe, nonostante le sirene sinistre travestite da Robin Hood insistano per farci credere che a pagare saranno i Paperoni cattivi, quel 10% che si è arraffato il 47% della ricchezza. La verità è che quei Paperoni, quei super ricchi su cui i «compagni» vogliono puntare il cannone della patrimoniale, siamo noi. Anche in questo caso, ce lo spiegano bene gli esperti di NoiseFromAmerika con una parabola che narra la storia d'amore cominciata quarant'anni fa fra un ragazzo di venti anni che ha iniziato a lavorare da poco e una ragazza coetanea, lavoratrice pure lei. In pochi mesi, i due si sposano, mettono su famiglia. Oggi sono un signore e una signora maturi. In questi anni si sono comportati normalmente. Con un po' di fortuna sono sempre riusciti a restare occupati. Essendo lavoratori dipendenti, le tasse le hanno sempre pagate tutte. Ogni anno hanno messo da parte un po' di soldi, che sono stati quasi tutti usati per comprarsi una villetta fuori Milano. Dopo quarant'anni il mutuo è stato pagato e i nostri hanno perfino qualche Bot. I genitori quando sono morti qualche decina di migliaia di euro li hanno lasciati. Il loro reddito è salito con il tempo, all'aumentare dei salari, ma non ha mai fatto grandi balzi. Hanno risparmiato, ma senza fare sacrifici immensi. Adesso, quarant'anni dopo il matrimonio, è arrivata l'età della pensione. Ebbene, questa famiglia ordinaria può vantarsi di far parte del club dei super-ricchi. Lo dimostrano i numeri dell'indagine sui bilanci della Banca d'Italia, la stessa che ci dice che il 10% più ricco ha il 47% della ricchezza. Ci dice anche che il 10% più povero della popolazione ha meno di 1.500 euro di ricchezza netta. Il seguente 10% (ossia, quelli che hanno più ricchezza del 10% più povero ma meno ricchezza dell'80% più ricco) viaggia tra i 1.500 e gli 8.900. E così via a salire, fino ad arrivare ai super-ricchi, con oltre 529.500 euro. Nella cifra è compreso anche il possesso di immobili. La famiglia dei due ragazzi, oggi prossimi alla pensione, si era comprata una villetta vicino a Milano. Se quella villetta vale più di mezzo milione di euro e se vi sono anche qualche decina di migliaia di euro messi in Bot, allora vuol dire che i due sono diventati paperoni. L'evoluzione della ricchezza può essere differente. Ma il messaggio principale della parabola degli economisti è chiaro: una famiglia con due occupati e che risparmia può ragionevolmente sperare di raggiungere il top 10% dopo 40 anni di lavoro, anche se non guadagna grosse cifre. Basta lavorare in due, essere ragionevolmente parsimoniosi e non avere botte di sfortuna. Per poi finire come pecore da tosare con una patrimoniale. Ecco perché la tassa paventata da Amato, Veltroni&C. fa orrore e perché il premier ha capito che farla passare sarebbe un suicidio politico: sono proprio i voti della classe media che fanno vincere le elezioni e che invece la sinistra continua a disprezzare. Altro che Ruby.

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