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Il Cav sfida la Sinistra: "Ora le riforme"

Silvio Berlusconi

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Un Berlusconi scatenato. Riprende in mano la bussola della navigazione economica, indica la rotta a Tremonti, rilancia le liberalizzazioni, tende la mano all'opposizione. Non a tutta l'opposizione, ma al Pd. Bersani risponde picche e Silvio rilancia come in una partita a poker con la posta sempre più alta. Il premier avverte minacciosamente: «Chi si assumesse la responsabilità di sabotare con atteggiamenti ostruzionistici questo che è il programma votato dalla maggioranza degli italiani ne renderà conto agli elettori, giudici sovrani esclusivi della politica nazionale». Procediamo con ordine. Ieri mattina il Corriere della Sera propone un «grande patto bipartisan per la crescita economica». Cosa scrive il premier? Ribadisce il no secco alla patrimoniale, proposta da più parte dal centrosinistra. E propone «la più grande "frustata" al cavallo dell'economia che la storia italiana ricordi». In pratica, spingere sull'acceleratore delle liberalizzazioni: «Misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani». Il leader del Pd risponde in modo netto a metà pomeriggio: «Berlusconi faccia un passo indietro e tolga dall'imbarazzo sè stesso e il Paese». E allora il premier rilancia dopo un'oretta con una lunga nota con una premessa: «Prendo atto delle risposte propagandistiche e degli atteggiamenti irresponsabili e insolenti di una parte delle opposizioni di fronte all'unica proposta seria in campo per rilanciare l'economia e la società italiana e per curare nel solo modo possibile, e cioè con un grande piano nazionale per la crescita, il debito pubblico. Ma il governo e la maggioranza faranno comunque la loro parte nel Parlamento e nel Paese con il rigore istituzionale necessario e auspicato da tutti, a partire dal Presidente della Repubblica». Quindi annuncia: «Venerdì prossimo iscriverò all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri la proposta di riforma costituzionale in senso liberalizzatore dell'articolo 41, già definita dal ministro dell'Economia: in sei mesi dobbiamo arrivare a stabilire che è lecito intraprendere e fare tutto quello che non è espressamente vietato dalla legge. Bisogna liberare definitivamente l'Italia dalla mentalità assistenzialista e statalista che deprime lo sviluppo, ostacola gli investimenti e la creatività dei mercati, distrugge ricchezza e lavoro, minaccia il futuro delle giovani generazioni». E non è finita, il premier fa sapere che sempre venerdì «si aggiungerà un piano di immediata defiscalizzazione e deregolamentazione per la rinascita del Mezzogiorno, per il quale si stanno approntando da mesi gli strumenti operativi». A fine febbraio Tremonti farà gli Stati Generali dell'Economia, quando presenterà un grande piano di rilancio dell'economia e farla crescere del 3-4%. Di qui l'avvertimento: «Il partito dell'imposta patrimoniale e dell'ipoteca pubblica sul patrimonio immobiliare, che si organizza con ogni evidenza per un nuovo esproprio di ricchezza a vantaggio della casta statalista e centralizzatrice, non deve prevalere. Questo partito riceverà un primo, decisivo colpo con il varo dei decreti sul federalismo fiscale. E il piano per la crescita sarà il complemento essenziale del rigoroso controllo dei conti che tutte le stime internazionali segnalano come un capolavoro del governo che ho l'onore di presiedere». Infine la promessa: «Dopo centocinquant'anni dall'Unità il futuro di questo Paese è affidato non già alle ristrette oligarchie di un establishment che il debito pubblico lo ha creato, coccolato e accresciuto irresponsabilmente nei decenni ma alla capacità immensa della sua società civile, alla volontà di vita e di futuro di chi lo abita e lo ama: all'operosità e libertà concorde di tutti gli italiani». Insomma, Berlusconi fa sapere che fa sul serio. Bersani cambia tono, dice che il Cavaliere «è suscettibile». Casini si distingue e non dice di no: «Non scriva, faccia». Dal mondo produttivo arrivano commenti positivi. Emma Marcecaglia: «È positivo che si parli di crescita e si facciano cose per la crescita».

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