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Pannella tende la mano al Cav

Marco Pannella

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Buon sangue di garantista non mente. È quello di Marco Pannella. Che nel momento in cui le opposizioni spalleggiano il più pesante e odioso degli assalti giudiziari a Silvio Berlusconi si dissocia e gli tende la mano per una linea di "alternativa liberale". Lo ha fatto spiegando ieri mattina alla sua radio un colloquio di due ore avuto nei giorni scorsi con il presidente del Consiglio e smentendo furiosamente, al suo solito, di avere trattato la nomina di un radicale a sottosegretario alla Giustizia. È ben altra, secondo lui, la posta in gioco nel dialogo riaperto con il presidente del Consiglio. È ben altra anche da una sua nomina a guardasigilli, auspicata pubblicamente dall'immaginifico "amico" Vittorio Sgarbi, impegnatissimo in questi giorni nella difesa del Cavaliere da quella che Pannella ha definito "la fame di divorarlo e di toglierselo dalle palle". Marco persegue una nuova "alleanza", che riprenda su basi più solide e "avanzate" quella stipulata con Berlusconi all'inizio della sua avventura politica, 17 anni fa. E che portò durante il primo governo berlusconiano alla felice nomina di Emma Bonino alla Commissione europea di Bruxelles. Dove l'allora ministro Giuliano Ferrara- ha perfidamente ricordato Pannella - avrebbe voluto che Berlusconi mandasse a rappresentare l'Italia a Bruxelles Giorgio Napolitano, che aveva presieduto la Camera nella legislatura precedente, durata meno di due anni, e aveva poi assunto la guida del gruppo del Pds-ex Pci, sempre a Montecitorio. Lo stesso Pannella, inesauribile nella sua capacità di sorprendere e spiazzare, spesso al limite di quella che potrebbe sembrare una follia, ha definito "avvelenato" il patto che ha offerto al presidente del Consiglio, conoscendo evidentemente molto bene i problemi che gli procura nel partito, nell'alleanza con la Lega e nei rapporti con le gerarchie ecclesiastiche, già in sofferenza per le cronache, diciamo così, mondane e giudiziarie che riguardano il Cavaliere. Ma in fondo, a pensarci bene, i problemi di Berlusconi con Pannella sul versante dei valori o temi etici e religiosi, dal biotestamento in su, o in giù, come preferite, non sarebbero superiori a quelli che si è assunto nel cosiddetto terzo polo Pierferdinando Casini accogliendo Gianfranco Fini. O di quelli che la componente cattolica del Pd allora guidato da Walter Veltroni accettò tre anni fa ritrovandosi nelle liste elettorali con i radicali, o condividendo l'anno scorso la candidatura della Bonino alla presidenza della regione Lazio. Problemi comunque Pannella potrebbe averne anche nel suo partito, dove qualcuno, a cominciare forse proprio dalla Bonino, vorrà forse resistere all'idea di chiudere l'esperienza dell'alleanza parlamentare con il Pd, per quanto inficiata da quella che lo stesso Pannella ha chiamato "non riconoscenza". È proprio pensando ai suoi compagni di partito, probabilmente, che Pannella ha scherzato su quanti avranno voglia di immaginarlo "incapace di intendere e di volere" perché diffida delle elezioni anticipate e preferisce "l'appena possibile" con Berlusconi al "disastro probabile di oggi", evidentemente con Pier Luigi Bersani e compagni. Ma quello di Pannella è stato il primo ed è forse il più carismatico dei partiti italiani, più ancora di quello di Berlusconi, per cui è prevedibile che lo seguirebbe anche nel finalmente felice abbandono del fronte antiberlusconiano dei giustizialisti e dei guardoni. In questo caso, perbacco, ben tornati ai radicali.

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