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L'Unione europea chiede al Rais un dialogo con la società civile

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«DallaUe c'è pieno sostegno al processo democratico, ma nessun diktat: spetta al popolo egiziano decidere la propria leadership»: è stato il concetto, ripetuto come un mantra, dai ministri degli Esteri della Ue e dal capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, ieri a Bruxelles. Nel suo appello all'avvio del dialogo, la Ashton non cita mai esplicitamente Mubarak. E anche le conclusioni messe a punto dai 27, dopo un lungo dibattito, evitano di entrare nel merito delle alternative politiche e di governo. Il testo, prudente nei toni, ma fermo nella sostanza, esprime rammarico per le tante vittime delle manifestazioni, chiede il rispetto dei diritti umani e civili, sollecita l'apertura di «un dialogo aperto con tutte le forze civili della società» e reclama un ascolto attento delle «legittime aspirazioni del popolo». I capi della diplomazia dei 27 chiedono in particolare alle autorità egiziane di «intraprendere un'ordinata transizione attraverso un governo di largo consenso, che porti ad un processo genuino di sostanziale riforma democratica nel pieno rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, spianando la strada allo svolgimento di libere e giuste elezioni». Quelle presidenziali, sono previste per il prossimo autunno. La Ue non raccoglie l'appello di Israele a schierarsi a fianco di Mubarak, ma riafferma di considerare l'Egitto «un partner chiave» per la stabilità della regione e del Medio Oriente. E non si schiera apertamente neppure sull'alternativa a Mubarak - Soleiman o Al Baradei - ma piazza un paletto molto chiaro. «Non vogliamo essere noi a scegliere chi deve restare o chi se ne deve andare. Saranno gli egiziani a farlo, al tempo stesso però non vogliamo una soluzione che porti l'islamismo radicale al potere: d'altra parte questa non sarebbe democrazia», ha dichiarato il ministro Franco Frattini. «L'Unione europea non prende le parti per l'uno o per l'altro, ma si impegna a favore della democrazia, della libertà di espressione e dei diritti dell'uomo. Il resto sarà affare del dialogo che dovrà essere deciso dagli stessi egiziani», ha reincarato il ministro tedesco Guido Westerwelle.

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