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La Corte dei miracoli

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La Consulta ha deciso sul legittimo impedimento

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Saranno i magistrati a valutare, caso per caso, se sussistano realmente motivi di legittimo impedimento per il capo del governo e per i ministri. Lo hanno stabilito i 15 giudici della Corte Costituzionale dopo cinque ore di camera di consiglio. La Consulta si è pronunciata sui ricorsi dei pm di Milano davanti ai quali si dovrebbe presentare Berlusconi. I giudici hanno dunque bocciato in parte la norma sul legittimo impedimento, la legge 51 del 2010, che permetteva al premier e ai ministri di non presentarsi in udienza per impegni governativi. I commi che la Corte ha «tagliato» in tutto o in parte sono stati dichiarati illegittimi per violazione degli articoli 138 e 3 della Carta, quello che fa riferimento al principio di uguaglianza dinanzi alla legge e irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione. Incostituzionale dunque per il giudice l'obbligo di rinviare il processo quando viene presentato dall'imputato l'impedimento a presentarsi in udienza e anche che il giudice non possa valutare se l'impedimento è o meno legittimo. Abbattuto in parte quindi lo «scudo» per Berlusconi, che è imputato in tre processi a Milano: dibattimenti che ripartiranno da zero poiché i giudici che avevano avviato il procedimento sono stati trasferiti ad altri incarichi. Si tratta del «caso Mills», dei diritti tv Mediaset e del «caso Mediatrade». Con 12 sì e 3 no la Corte ha dichiarato l'illegittimità del comma 4 dell'articolo 1 (relativo all'impedimento continuativo) e, in parte, l'incostituzionalità del comma 3 nella parte in cui il legittimo impedimento non poteva essere valutato dal giudice. Il verdetto è stato preso con una maggioranza variabile a seconda dei commi che i giudici hanno votato volta per volta. In alcuni casi gli equilibri sono stati di nove voti a sei, altre volte, invece, di dieci contro cinque o addirittura undici contro quattro. E adesso premier e magistratura sono l'uno contro l'altro. Il verdetto della Consulta non è escluso che possa avere anche ricadute sugli stessi giudici costituzionali, che diventeranno arbitri poiché saranno spesso interpellati dal governo per conflitto di attribuzioni quando il giudice ordinario non riconoscerà in un dibattimento sussistere i presupposti per il legittimo impedimento sollevato da un membro dell'Esecutivo. Appena il legale del premier, l'avvocato Niccolò Ghedini, è venuto a conoscenza del verdetto della Consulta, non ha esitato a commentare che «la legge sul legittimo impedimento nel suo impianto generale è stata riconosciuta valida ed efficace e ciò è motivo evidente di soddisfazione». Il parlamentare, che difende Berlusconi insieme con il collega Piero Longo, sostiene che i giudici hanno «equivocato» le loro argomentazioni. «Nell'intervenire su modalità attuative, la Corte sembra avere equivocato la natura e la effettiva portata di una norma posta a maggior tutela del diritto di difesa e soprattutto della possibilità di esercitare serenamente l'attività di governo, non considerando l'oggettiva impossibilità, come dimostrato dagli atti, di ottenere quella leale collaborazione istituzionale già indicata dalla Corte stessa, con una autorità giudiziaria che ha addirittura disconosciuto legittimità di impedimento a un Consiglio dei Ministri». Non è mancata dunque una stoccata da parte di Ghedini al comportamento dei giudici nei confronti del premier. E adesso bisognerà vedere quali saranno le sorti giudiziarie di Berlusconi.

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