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Vendola manda fuori di testa il Pd

Nichi Vendola

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Nichi Vendola va dritto per la sua strada e fa uscire di testa il Pd. Il governatore della Puglia chiede le primarie, boccia il terzo polo, critica l'opposizione dei Democratici al governo e si «lancia»: «Prendo voti anche a destra». Intervistato in tv da Lucia Annunziata, Vendola parte dalla Puglia: «Sinistra ecologia e libertà - evidenzia - è un conto: alle Europee era un partito neonato e anche in Puglia dove c'è lo zoccolo duro della mia formazione, Sel si ferma al 10%, non è che prende il 30-40%, ma io le primarie in Puglia le ho vinte con il 70% e soprattutto ho vinto le elezioni politiche per due volte contro il centrodestra e ho dovuto, per sconfiggere il centrodestra, per due volte battere il centrosinistra, battere il moderatismo, il politicismo, l'attitudine a essere soltanto sistema di potere e non una trazione di cambiamento». E alla Annunziata che sottolinea che in Puglia la sua vittoria è stata decisa anche dalla candidatura moderata dell'outsider Adriana Poli Bortone, Vendola replica: «Crede che il voto dei moderati sarebbe andato automaticamente dall'altra parte? Io prendo i voti di destra. C'è un'idea della geografia politica che è pura astrattezza». Ma le parole più dure sono riservate al Pd: «Se io ho solo il milione di voti delle Europee di cosa si spaventano? Facciamole le primarie. La cosa che non funziona è l'idea che io debba essere messo in un angolo con l'etichetta della sinistra radicale: io non so più cosa significa sinistra radicale e sinistra riformista». Per Vendola serve un «cantiere in cui tutti, e Casini è il benvenuto, arricchiscano una cultura riformatrice di cui il Paese ha bisogno». Netta la risposta ai Democratici: «Non ho il mito delle primarie ma ho imparato dal Pd che potevano essere uno strumento utile per rispondere alla crisi dei partiti. L'autismo è quello dei partiti, che non sanno elaborare risposte - dice riferendosi alle critiche di Enrico Letta - Le primarie sono la possibilità di illuminare una platea più larga, dove non ci sono solo i partiti». Agli esponenti del Pd non fa sconti. Accusa il vicesegretario democratico Letta di avere più passione nella polemica con lui piuttosto che con il ministro Gelmini, e diagnostica un «nervosismo» nel partito. «L'attacco ad alzo zero di oggi nei miei confronti - accusa - serve a nascondere un dato di realtà: la rivolta del popolo democratico nei confronti di una linea politica confusa e di un orizzonte poco chiaro e anche inquietante». Troppe svolte nel gruppo dirigente del Pd, dice ancora il presidente della Regione Puglia, che è «stupito e adolorato» dall'intervista a Repubblica in cui Pier Luigi Bersani ha aperto al terzo polo. E se un appello al segretario del Pd per salvare le primarie lo rivolge anche «Prossima-Italia», il social network dei «rottamatori» che fa capo a Pippo Civati e Matteo Renzi, il Pd reagisce. Torna ad accussare Vendola di non rispettare i Democratici e di avere soltanto un progetto personale. Il senatore Vannino Chiti spiega: «Ora il partito deve definire le sue proposte programmatiche fondamentali e indicare le sue priorità su cui si costruiscono le alleanze di governo». Per Chiti non è il momento di chiedere le primarie: «Sono stupito - dice - di fronte ai problemi seri del Paese sembra che Vendola abbia solo un obiettivo in testa, quello di fare le primarie per individuare un candidato». Niente primarie anche per la capogruppo a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro. Più esplicito il senatore Marco Follini: «Io tifo - scrive sul Corriere della Sera - per un'alleanza rivolta al centro e riterrei rovinosa per il Pd un'alleanza sul modello del '94, una sorta di riedizione della gioiosa macchina da guerra». Come ha già detto Fioroni, il Pd rischia di fare la fine del kebab: affettato a sinistra e al centro.

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