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Alemanno: non mi faranno fuori

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

"Indaghiamo su ottantacinque casi"

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È stato «soft» per oltre 15 giorni, quando ai continui attacchi e inchieste sulla parentopoli nelle due aziende capitoline dei trasporti, Atac, e dei rifiuti, Ama, ha risposto prima con l'istituzione di una commissione d'inchiesta interna sulle assunzioni degli ultimi 10 anni, poi affidandosi alla magistratura. Aveva «superato» anche l'affaire del suo caposcorta, finito agli onori delle cronache per avere due figli assunti rispettivamente in Atac e in Ama. Un sorriso amaro anche sulla gaffe del matrimonio della figlia del caposcorta che prima il sindaco ha detto di non concoscere e poi ha dovuto ammettere di esserci stato quando una foto lo ritraeva in prima fila sui banchi della chiesa. «Potete avere dubbi sulla mia lucidità ma non sulla mia buona fede. Ho anche trenta, quaranta cose diverse in un solo giorno e a volte non ricordo neanche dove mi trovo. Ero convinto di essere stato al matrimonio del figlio, non della figlia». Poi però, quando l'opposizione ha alzato ancora di più il tiro, addirittura con un'interrogazione parlamentare e si è iniziato a parlare del «caso Roma» anche sui telegiornali nazionali, il sindaco Alemanno non ha retto più. Ha convocato la stampa e, prima ancora di entrare nel merito delle assunzioni facili, si è tolto subito il sassolino più fastidioso dalla scarpa. «Vorrei capire perché si è creato un caso Roma, che non esiste. Siamo di fronte ad una montatura mediatica sproporzionata, eccessiva, per vicende che sono gravi, ma non meritavano le prime pagine dei giornali nazionali - ha accusato Alemanno -. Non so se queste attenzioni siano legate a voci su miei impegni di carattere nazionale che smentisco ancora una volta e le smentisco categoricamente: non ho alcuna intenzione di rientrare sulla scena nazionale, voglio fare il sindaco fino a quando lo vorranno i cittadini». Uno «scandalo», quello sollevato sulle aziende capitoline che riguarderebbe 85 casi sospetti su circa 2.500 assunzioni fatte dal 2008 ad oggi. Di questi, come riferito dallo stesso Alemanno, 67 riconducibili a politici, 18 ai sindacati. «Non c'è un caso Roma - ribadisce più volte il sindaco - ma le notizie appartengono purtroppo alla fisiologia del meccanismo delle assunzioni nel pubblico impiego, perché c'è la brutta abitudine nella pubblica amministrazione italiana di lasciare troppi spazi aperti ad assunzioni in qualche modo orientate o sospette. Ecco perché noi dobbiamo cambiare passo e trarre spunto da questa vicenda per diventare i primi della classe a livello nazionale, sulla base delle norme europee». Confessa una telefonata con il ministro Brunetta che avrebbe dato la piena disponibilità ad introdurre concorsi pubblici per l'accesso alle aziende capitoline. Ha istituito commissioni iterne e si attenderà il risultato delle inchieste della Procura e della Corte dei Conti. La verità insomma verrà fuori. Il punto però è un altro. Un attacco così «sproporzionato» e via via sempre più «personalizzato» si giustifica solo con un obiettivo che non può non essere politico. Minare alla credibilità del governo di centrodestra alla Capitale e a quella di Gianni Alemanno, indicato da tutti come l'alter ego dell'ormai lontano Gianfranco Fini, significa preparare il «piatto» per la campagna elettorale nel caso di voto anticipato. L'attacco, infatti, è sempre rivolto a chi è forte non a chi è debole. Il sindaco smentisce «incarichi nazionali» e le voci che girano insistentemente su un possibile ruolo di vice premier nel caso di elezioni e di vittoria del centrodestra. Gossip di palazzo che, a pochi giorni dal voto di fiducia al governo Berlusconi, assume un carattere più credibile. Difficile dire se Alemanno sarà al fianco di Berlusconi in un nuovo ipotetico governo. Certamente però il sindaco sarà in prima linea in caso di campagna elettorale, magari come capolista alla Camera dei Deputati. Una "manovra" squisitamente politica per trainare più consenso possibile al centrodestra. Ecco allora che screditare Alemanno significa aprire i «giochi» elettorali: far passare il messaggio che il centrodestra a Roma è corrotto, come quello della Lega che avrebbe avuto «contatti» con la mafia, è la prima mossa per togliere consensi al centrodestra. E la montatura della «parentopoli» non è che la conferma. Dopo quindici anni di governo di centrosinistra della Capitale, dove non bastavano neanche più le «assunzioni facili» e si creavano società ad hoc, fa sorridere parlare di scandalo, di dimissioni del sindaco, di «moralità» della giunta capitolina. E, guarda caso, ci si scandalizza solo sui nomi del centrodestra mentre si tengono nel cassetto quelli legati (mani e piedi) al centrosinistra. Da qui un dubbio che nasce spontaneo: ma siamo sicuri che l'obiettivo di screditare Alemanno sia solo del centrosinistra? E possibile che di tanti argomenti che si potrebbero «montare» sulla gestione della Capitale si scelga proprio quello più «scomodo» anche per l'opposizione? la notizia dell'assunzione del figlio del caposcorta di Veltroni in Atac è solo un «assaggio» di quello che potrebbe uscire una volta scoperto il vaso di pandora. Per non parlare poi delle aziende della Regione Lazio, sulle quali proprio ieri la governatrice Renata Polverini ha ricordato «di aver bloccato decine di assunzioni appena insediata». E c'è chi ricorda quei rumors di palazzo, all'indomani della direzione del Pdl di luglio, che di fatto ha sancito la rottura con Fini, e dove Alemanno ha preso una netta posizione a favore di Berlusconi. «Gianfranco si vendicherà di Gianni», dicevano. Ma forse anche questa è fantapolitica.

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