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Silvio rilancia: "Avremo la fiducia"

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Silvio Berlusconi

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Procedere a ritmo accelerato con le riforme, dal piano del Sud, alla giustizia e affrontare con un impegno in prima persona l'emergenza rifiuti in Campania (oggi sarà a Napoli), per arrivare alla faditica data del 14 dicembre, quando sarà votata la fiducia al governo, con le carte in regola. A quel punto, forte di un pacchetto sostanzioso di misure mandate in porto, Berlusconi avrà in mano tutti gli assi: ovvero potrà dimostrare che chi vuole sfiduciarlo e mandarlo a casa lo fa non sulla base di fatti concreti, ma per un puro calcolo personale; per rovesciare il mandato popolare e occupare poltrone. È questa la linea che il premier ha illustrato alla riunione della direzione del Pdl. Berlusconi ha lanciato segnali rassicuranti e di grande fermezza sgombrando il campo dalle voci che serpeggiano nel partito su una ipotetica «third way»; ovvero quel terzo polo che vorrebbero Fini e Casini che hanno un duplice obiettivo: annullare il senso del premio di maggioranza e ridiventare gli arbitri della situazione negoziando poi con il centrodestra. Non se ne parla proprio, ha detto Berlusconi chiaro e tondo ai vertici del Pdl. «Vorrebbe dire tornare indietro di 40 anni»; poi ha ironizzato: «Fini vuole andare a fare il presidente della Repubblica mentre Casini punta alla presidenza del Consiglio e vorrebbero che io sottoscrivessi il loro patto dal notaio...». E giù risate. Frecciate anche ai finiani: «Sono montati su un treno guidato da Fini per fare la terza gamba della maggioranza e si sono ritrovati su un treno guidato da Bocchino, Granata e Briguglio per fare il terzo polo e forse allearsi con la sinistra». Berlusconi ha poi ribadito l'asse di ferro con la Lega e l'intesa sul fatto che «o c'è la fiducia o si va alle elezioni». Solo sfiorata con i vertici del Pdl, la questione esplosiva dei rifiuti a Napoli. Il premier avrebbe invitato alla cautela, «è meglio non aprire nuove discariche per evitare la rabbia dei cittadini». Poi in serata è arrivata la notizia che il presidente del Consiglio oggi sarà a Napoli per verificare in prima persona in che modo si sta affrontando l'emergenza. Berlusconi, riferiscono alcuni partecipanti alla direzione, non ha preso in considerazione l'ipotesi di non incassare la fiducia. È convinto di avere i voti necessari alla Camera e al Senato per andare avanti, perchè è sicuro che alla fine prevarrà il senso di responsabilità. Ovvero andare a elezioni anticipate a fronte della critica situazione economica in Europa e per di più con le riforme attuate, sarebbe fuori da ogni logica. Ma ha anche sottolineato che i danni di un governicchio con una maggioranza risicata, che lo costringerebbe a trattare su tutto con Fli, sarebbero più gravi di quelli di elezioni anticipate. Quindi non solo bisogna ottenere la fiducia ma averla in modo solido e incontrastato. Prima della riunione della direzione, il premier aveva incontrato le parti sociali per una riunione dedicata ai problemi del Mezzogiorno. Ha ribadito che il governo continua a «lavorare sui 5 punti sui quali ha ottenuto la fiducia: ovvero Sud e giustizia. Poi ha insistito che il voto anticipato «in un momento di crisi economica sarebbe non solo irresponsabile ma anche criminale». E comunque non ci sono altre vie: se il 14 dicembre non c'è la fiducia, «salgo al Quirinale e chiedo il voto». È evidente che di qui a questa data, ha fatto capire il presidente, «si faranno tutti i passi necessari per evitare che la situazione precipiti». Risolto il caso Carfagna. È stato lo stesso ministro delle Pari Opportunità a rivelare di aver avuto un lungo colloquio con Berlusconi. Il premier nel pomeriggio, in direzione, da detto che il caso è chiuso; dimissioni rientrate. Il coordinatore del Pdl campano, Nicola Cosentino contro cui la Carfagna aveva cominciato la sua battaglia sulla questione dei rifiuti e la gestione del partito, ha dato la sua massima disponibilità per la soluzione di «qualsiasi controversia». Buone intenzioni che, ovviamente, dovranno reggere la prova dei fatti. Di certo è stata fondamentale la mediazione di Berlusconi, che in questa fase pre-fiducia tutto vuole tranne che il governo e il suo partito si mostrino divisi e in procinto di perdere pezzi.

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