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"Non cerco solo la fiducia Voglio la governabilità"

Silvio Berlusconi

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{{IMG_SX}}Una giornata di lavoro. Prima il Consiglio dei ministri, poi una lunga coda a palazzo Grazioli per discutere ancora della situazione rifiuti in Campania, finale per preparare il vertice dell'Alleanza Atlantica di oggi a Lisbona. Berlusconi si concentra sul governo. Incontra il governatore della Campania Stefano Caldoro e il sindaco di Terzigno. Poi arrivano l'ex sottosegretario Nicola Cosentino e l'ex ministro Mario Landolfi, coordinatore e vice del Pdl in Campania alle prese con l'emergenza "monnezza". Vede poi Francesco Storace. Interrompe la girandola solo per vedere il videomessaggio di Fini. Un solo commento: «È in difficoltà». Che vuol dire? Il Cavaliere tira fuori la metafora del treno: «Quelli che hanno seguito Fini lo hanno fatto per fedeltà, per riconoscenza. Il treno è partito con destinazione centrodestra. Poi improvvisamente il percorso è cambiato e i finiani moderati si sono accorti che il treno va verso il centrosinistra. Ovviamente ora sono a disagio». E non è tutto. Secondo il premier «solo adesso i finiani si stanno rendendo conto che per molti la rielezione è difficile, se non impossibile. Sono realmente in pericolo». Poi ci sono le considerazioni più in generale nei confronti di Fini, di cui Silvio parla senza acrimonia e quasi con distacco: «Le sue posizioni sono incomprensibili. Un solo messaggio è apparso molto chiaro agli elettori: fa il gioco della sinistra. Vedo i sondaggi, ho analizzato i flussi, e questo dato ormai mi sembra evidente. E soprattutto sembra lampante agli italiani». A palazzo Grazioli si continua a considerare quello di Futuro e Libertà un «evento prevalentemente mediatico». Come dire: quando si andrà al voto sarà drasticamente ridimensionato. Il Cavaliere non si sbilancia, fa capire che alcuni li ha sentiti, altri li ha incontrati. Ma il quadro si va definendo anche ai suoi occhi. Così, il presidente del Consiglio si prepara al 14 dicembre, quando Camera e Senato discuteranno e poi voteranno la fiducia. E qui Berlusconi si fa netto e ragiona: «Il tema non è più fiducia o meno. La parola d'ordine è un'altra ormai: governabilità». Significa che Berlusconi non punta ad avere una maggioranza con due o tre voti di scarto. Non resterà lì barcollante con una «fiducietta», non si lascerà logorare, rosolare. Lui non è Prodi. «O c'è una maggioranza che consente di governare e bene o meglio andare al voto», spiega il premier. Insomma, anche con una fiducia risicata Berlusconi salirà al Colle. Non ha intenzione di fare la fine del Professore di Bologna, non vuole restare appeso al Turigliatto di turno, al ricatto perenne di deputati che alzerebbero continuamente la posta per strappare qualcosa. La manovra continua: incassa l'ufficializzazione di un altro voto proveniente dall'opposizione, quello di Maurizio Grassano (come anticipato dal Tempo) che oggi terrà una conferenza stampa con Francesco Pionati. Più avanti arriverà anche quello di Massimo Calearo, che pure si è già dichiarato pronto a sostenere la fiducia. Avanti così, il Cav è tutto tranne che fermo. Di ottimo umore, tonico nella voce. Il discorso che il capo del governo pronuncerà in Parlamento rilancerà «le riforme che servono al Paese, le riforme sostanziali, quelle nell'interesse di chi ci ha votato». Non c'è solo spazio alla politica interna. «Capisco che a molta gente non interessa, ma io continuo a considerare troppo importante la politica estera. Me ne occupo per due o tre giorni alla settimana perché fa bene all'Italia, al suo prestigio e ai suoi conti». Ultimi preparativi in vista del vertice di Lisbona: «Sarà molto importante e noi ci arriviamo forti del nostro rapportO buonissimo con la Russia». Lo davano già per "bollito", sembra più forte di prima.

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