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«Non voglio okkupare, ecco perché»

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Peruno studente, per me che a sedici anni vivo la faccenda in prima persona, le conseguenze sono palpabili. Basti pensare all'inconcepibile situazione in cui siamo costretti: classi composte in alcuni casi da trenta, se non più, ragazzi! Praticamente due classi in una. Devono essere seguite da un unico professore per materia, che in questo modo non può aiutare e affrontare i problemi di ogni studente. Si tagliano fondi sull'istruzione, sulla cultura, unico mezzo con il quale un individuo può ritenersi libero di pensare e di esprimersi non in base a ciò che la tv o i politici cercano di far credere, ma secondo le proprie opinioni. È proprio contro ciò che studenti e professori si stanno mobilitando. Dopo due anni di proteste il Mamiani, il mio liceo, a inizio novembre aveva programmato il rituale appuntamento con l'occupazione. A seguito dell'assemblea d'istituto, martedì, il Mamiani è stato occupato. L'assemblea era stata indetta per trattare delle differenti modalità di mobilitazione. Il fatto più assurdo è che alcuni giornalisti de «la Repubblica», che erano venuti a conoscenza della riunione, hanno pubblicato sul quotidiano che il Mamiani era già occupato, quando l'assemblea doveva ancora tenersi e oltretutto non si riduceva esclusivamente all'amletico dilemma "Occupiamo o no?". Anche i professori hanno partecipato all'assemblea per convincerci a non occupare, a trovare insieme forme di protesta alternative. Per contestare ormai non porta più a niente barricarsi all'interno della scuola; c'è bisogno invece di uscire dai suoi muri, di far sentire la propria voce all'esterno. Si è proposto di andare a fare lezione sotto al ministero, un giorno una classe, quello seguente un'altra, oppure di svolgere uscite didattiche di pomeriggio mentre di mattina si sarebbe continuato ad andare a scuola regolarmente. Tutto, tranne bloccare lo svolgimento delle lezioni. Ma con una votazione poco organizzata, e forse non trasparente, i pro hanno superato i contro. 297 contro 260. 500 voti, circa la metà degli studenti del Mamiani. E gli altri che non hanno votato? Dov'erano? A casa, stanchi di aspettare il verdetto. E ora, quei 297 individui che hanno votato a favore, dove sono? A scuola sono rimasti quattro gatti. Alcuni che giocano a pallavolo nel cortile, altri che chiacchierano sui muretti con una sigaretta in mano. E poi tanta, tanta gente esterna. Ragazzi che dalla faccia non trasmettono niente di buono. Almeno l'occupazione dell'anno scorso, pur essendo durata 10 giorni, era meglio organizzata, con incontri, assemblee, momenti di informazione e cineforum. Non ha più senso occupare, non ora, perché la riforma è ormai operante. Una protesta inutile. In questo modo non abbiamo fatto altro che identificarci come i soliti giovani che non hanno voglia di studiare. E non è questo il messaggio che vogliamo dare. Non possiamo sconfiggere l'ignoranza, combattere per l'istruzione, se poi noi stessi non frequentiamo le lezioni. * studente Liceo Mamiani Roma

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