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Il Pd «mangiato» dai comunisti

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Tuttia caccia del Pd. Tutti ingolositi della possibilità di rubacchiare qualche voto, di conquistare ettari di terreno nella prateria senza più ostacoli in cui si è trasformato il Partito Democratico. Dopo la vittoria a Milano di Giuliano Pisapia, esponente del partito di Vendola, a sinistra hanno capito che dalle parti di Bersani si può provare a riconquistare le posizioni perse. E così, mentre il successo nel capoluogo lombardo galvanizza il Governatore pugliese in vista di possibili primarie nazionali e traccia un solco ancora più profondo tra gli ex Ds e i moderati dei Democratici, i Comunisti italiani provano a mettere anche loro un piede dentro il Pd. Ieri, infatti, il segretario del Pdci Oliviero Diliberto, dopo aver ascoltato l'intervento di Pier Luigi Bersani alla trasmissione di Fazio e Saviano, gli ha mandato una lettera nella quale gli propone di far partecipare anche la sinistra alla manifestazione dei Democratici in programma per l'11 dicembre a Roma. «Ti chiedo – scrive – di mettere quella manifestazione a disposizione di tutte le forze del centrosinistra facendone un evento di straordinaria grandezza e unità. Di farlo in nome di quei valori che ieri sera sono stati ascoltati da 10 milioni di italiani. Un impegno, più ancora di una promessa». «Caro Bersani – è la conclusione – è il tempo di chiamare a raccolta il nostro popolo confuso, disorientato, a volte persino avverso, per riprendere in mano le bandiere della giustizia e dell'eguaglianza». Una proposta che se venisse accettata metterebbe ancor più in difficoltà l'area degli ex Popolari. I quali sono già sul piede di guerra anche per le «voci di dentro» del Pd. Si parla infatti di un patto stipulato in vista delle elezioni tra Bersani e la sinistra radicale, secondo il quale all'interno delle liste del Pd entrebbero candidati dei Verdi e dei comunisti di Rizzo e di Diliberto. Un miscuglio difficile da digerire per gli ex Ppi. E infatti ieri Walter Veltroni ha riunito la sua corrente Movimento Democratico spiegando chiaramente che il Pd deve cambiare direzione. Il nostro grido d'allarme era fondato – ha commentato – i fatti dimostrano che i timori espressi sulla linea del partito e sulla politica delle alleanze non erano strumentali e ora c'è da cambiare passo finché si è in tempo. La ricetta dell'ex sindaco di Roma è una sola: se si andrà al voto il Pd non potrà ripresentarsi come fece la sinistra nel '94, i Progressisti uniti da una parte e il centro di Segni e del Ppi che correva da solo: bisogna assumere un'iniziativa per mettere il Pd al centro del campo. Se così non accade, secondo alcuni esponenti di Movimento democratico, si rischia persino che alle primarie possa vincere Nichi Vendola. Intanto l'ombra cupa della vittoria dell'esponente di Sinistra e Libertà a Milano ha provocato un altro terremoto nel Pd: ieri si è dimesso Filippo Penati, il capo della segreteria politica di Bersani. In una lettera ha spiegato che di fronte al risultato delle primarie «credo sia necessaria una mia assunzione di responsabilità». «Proprio perché penso che la vittoria alle comunali di Milano sia più importante delle vicende personali – ha proseguito – per questo continuerò ad impegnarmi con convinzione per Milano, e perché credo che con Giuliano Pisapia si possa vincere, intendo rinunciare all'incarico di responsabile della segretaria politica che tu mi hai affidato». Bersani ha incassato. E ringraziato.

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