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Duello finale

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Gianfranco Fini

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L'incontro con il Senatùr, il "mediatore" inviato dal premier, si è concluso da poco e Gianfranco Fini raduna lo stato maggiore di Fli per fare il punto della situazione. Nel frattempo, fuori da Montecitorio, il leader del Carroccio colloquia con i giornalisti. «Fini - racconta - mi ha ribadito ciò che ha detto a Perugia, ma lo spazio per una trattativa e non andare a una crisi al buio c'è ancora. Meglio una crisi pilotata che una crisi al buio». Secondo Bossi il presidente della Camera non sarebbe ostile ad un Berlusconi bis e quindi il premier potrebbe dimettersi, andare al Quirinale e ottenere il reincarico. In fondo, assicura, «Fini non ce l'ha con Berlusconi». Ma nell'ufficio al primo piano di Montecitorio non la pensano allo stesso modo. E il leader di Futuro e libertà lo dice chiaramente ai suoi: «Le cose sono molto più complicate di come le presenta Bossi». In effetti, chi ha avuto modo di parlargli, assicura che il numero uno della Camera è irremovibile soprattutto su un punto: il Cavaliere deve andarsene. Su questo non esistono margini di trattativa. Anche perché uno degli obiettivi principali di Fini è quello di allargare la maggioranza di governo all'Udc che non accetterà mai, il segretario Lorenzo Cesa lo dice pubblicamente, di sostenere un governo guidato da Berlusconi. Quindi, o il Cavaliere se ne va o si continua con il percorso avviato a Bastia Umbra. Il primo passo è la fuoriuscita della delegazione finiana dal governo. Stanotte il premier farà rientro in Italia dal G20 di Seul e già domattina le dimissioni di Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Antonio Buonfiglio e Roberto Menia dovrebbero diventare effettive. «Da lunedì - assicura Silvano Moffa - la delegazione governativa di Fli si dimette dall'esecutivo». Quello che succederà dopo resta un mistero. Il presidente della Camera intima ai suoi di non alimentare polemiche. E infatti i finiani si limitano a ribadire la richiesta di dimissioni del premier ricordando che nel 1994 il Cavaliere rimise l'incarico senza un voto di sfiducia immediatamente dopo che la Lega ritirò il proprio appoggio all'esecutivo. Per il resto si aspetta. Fini, come gli accade sempre più spesso nell'ultimo periodo, alterna incontri politici e "istituzionali". Ieri, dopo la riunione con lo stato maggiore di Fli, ha ricevuto nel suo studio i Liberaldemocratici Italo Tanoni e Daniela Melchiorre, poi ha visitato la redazione romana di Babel Tv, canale satellitare della piattaforma Sky che si rivolge agli stranieri residenti in Italia. «Si tratta di una iniziativa lodevole - ha detto ai giornalisti che lo aspettavano all'uscita - perché consente agli italiani di conoscere la complessa realtà degli stranieri che qui risiedono e perché favorisce l'integrazione dei cittadini stranieri. Una iniziativa di carattere commerciale ma di evidente valenza sociale e politica nel senso letterale del termine, cioè di interesse generale. Questa è la vera politica». Per il resto, l'impressione è che ormai la sua sia diventata un battaglia personale contro «l'odiato» Berlusconi. Una battaglia che, con il passare del tempo, diventa sempre più solitaria visto che tra Fli e l'Udc, nonostante alcune comuni parole d'ordine, resta una certa distanza. Di certo, dopo averla «braccata» per mesi, in questo momento il presidente della Camera è convinto di aver messo nell'angolo la sua «preda». Ormai, è il ragionamento fatto con i suoi, Berlusconi ha perso la maggioranza anche al Senato dove, qualora lo spettro delle elezioni anticipate dovesse concretizzarsi, ci sarebbe una nutrita pattuglia di senatori Pdl pronti a sostenere una maggioranza alternativa. In ogni caso Fini ha dato assicurazioni formali al presidente della Repubblica che la Finanziaria verrà approvata dal Parlamento e, quindi, per ora non si metterà di traverso. L'ipotesi potrebbe essere quella di non dare la fiducia al maxiemendamento alla Camera (astenendosi o non partecipando al voto) ma di dire sì alla votazione finale. In questo modo il testo passerebbe, ma darebbero un "segnale politico" certificando che il governo non gode più della fiducia del Parlamento. Tutto questo, però, potrebbe non bastare. Berlusconi, infatti, potrebbe tranquillamente decidere di proseguire per la sua strada senza salire al Colle. A questo punto per i finiani diventerebbe necessaria la ricerca di un "incidente". Anche se sullo sfondo resta un elemento che in molti invitano a non sottovalutare. Tra discussione e voti alla Camera e al Senato il via libera alla Finanziaria non prima degli inizi di dicembre. Intorno al 14 la Consulta dovrebbe dare il suo parere sulla costituzionalità del legittimo impedimento. Fosse negativo, per Berlusconi, potrebbe essere molto di più di un semplice «incidente di percorso».

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