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E i Radicali lanciano lo spot per l'eutanasia

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Lamaglietta bianca, i pantaloni a righe del pigiama. La telecamera stringe sul suo viso. Lo sguardo emaciato, i capelli rasati quasi a zero. È questa «l'ambientazione» dello spot televisivo a favore dell'eutanasia che i Radicali hanno presentato ieri a Milano. Un filmato realizzato a Sidney, vietato in Australia ma non in Canada, che se otterrà l'autorizzazione dell'Autorità garante delle Comunicazioni verrà immediatamente trasmesso da Telelombardia, Antenna 3 e Milanow, emittenti lombarde dello stesso gruppo che sostengono la campagna anche con la finalità di raccogliere fondi per consentirne la diffusione sulle tv nazionali e sulle radio. Per ora lo spot è disponibile su www.radicali.it e su altri siti del circuito radicale. Il protagonista, doppiato in italiano da Toni Garrone, lancia un messaggio inequivocabile: «La vita è una questione di scelte. Io ho scelto di fare l'università e di studiare ingegneria, ho scelto di sposare Tina e di avere due splendidi figli, di avere questa maglietta e questo taglio di capelli. Quello che non ho scelto è di essere un malato terminale; non ho scelto di fare la fame per il fatto che mangiare mi fa male come ingerire lamette da barba e certamente non ho scelto che la mia famiglia debba vivere questo inferno insieme a me. Ho fatto la mia scelta finale, ho solo bisogno che il governo l'ascolti». A questo punto compare una scritta su sfondo bianco: «Il 67% degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell'eutanasia (Rapporto Eurispes 2010). Il nostro Governo no». L'iniziativa ha destato inevitabili polemiche. Il segretario dell'associazione Luca Coscioni Marco Cappato e Mina Welby, la moglie di Piergiorgio, l'uomo malato di distrofia aiutato a morire nel dicembre del 2006, la difendono. «Spesso il tema dell'eutanasia - dice Cappato - è venuto alla luce in relazione a casi eclatanti ma non è quasi mai stato discusso in sé. Rimane un tabù per la politica e il potere, ma non per i cittadini. Di fronte a una morte atroce la politica italiana cerca degli escamotage». «Tutti vogliamo vivere e guarire - gli fa eco Welby - ma quando questo è impossibile dobbiamo rispettare chi sceglie di non soffrire più. Nessuna morte è bella o buona, talvolta la morte però può essere opportuna». Dubbioso il senatore Pd Ignazio Marino secondo cui lo spot «rischia di diventare uno strumento utilizzato impropriamente da questa maggioranza per dire "noi siamo pro vita, loro pro morte"» rendendo ancora più difficile il percorso della legge sul testamento biologico che attende di essere calendarizzata alla Camera. Opinione condivisa anche dal vicepresidente della Società europea di cure palliative Augusto Caraceni secondo cui l'iniziativa è «fuorviante» ed a rischio di «strumentalizzazione e confusione». E le il presidente dell'associasione di telespettatori cattolici Aiart Luca Borgomeo si appella all'Agcom («prenda posizione, perché un tema come questo non può essere lasciato all'improvvisazione») il Pdl attacca. In Italia «non ci sono le premesse» per «una battaglia per l'eutanasia» commenta Giuseppe Palumbo, presidente della commissione Affari Sociali della Camera. Organismo che sta ancora aspettando «i pareri delle commissioni Giustizia, Affari costituzionali e Bilancio» sul provvedimento per il testamento biologico che, altrimenti, «non può andare in Aula».

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