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La commedia all'atto finale

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, all'Altare della Patria

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Da più di un anno assistiamo a una commedia in cui due maschere recitano questo copione. Maschera B: «Amo il tartufo». Maschera F: «Preferisco le patate». Maschera B: «Viaggio in barca a vela». Maschera F: «Faccio le immersioni». Maschera B: «La mia villa a Antigua? Tutto regolare». Maschera F: «La casa a Montecarlo? Tutto regolare». Le due maschere sono l'immagine di un sistema che non funziona, la metafora di una maggioranza che dal punto di vista politico è già archiviata ma resta in vita per forza d'inerzia e impossibilità di ricambio. Ieri abbiamo assistito all'ennesimo capitolo di quest'operetta. Berlusconi fa un discorso dove chiede a Fini di uscire dall'ambiguità. Il presidente della Camera commenta la sortita con la solita frase «discorso deludente e tardivo». Punto e a capo. É una situazione di stallo che non può reggere e per questo va chiarita una volta per tutte.   Mi auguro che a Perugia Fini sia definitivo, indichi la sua rotta e si assuma il peso di una posizione chiara. Vale lo stesso discorso per Berlusconi, anche il presidente del Consiglio deve giungere a conclusioni che hanno una logica politica: non può procedere con la navigazione a vista e il «domani è un altro giorno». Per i due contendenti del centrodestra il gong è suonato. La Finanziaria è stata già manomessa dai finiani e oggi il consiglio dei ministri esamina un documento importante, il piano di riforme che l'Italia (firma Tremonti) presenta all'Europa per i prossimi dieci anni. Questo è il futuro. Berlusconi e Fini devono dire agli italiani se sono in grado di affrontarlo insieme. Tutto il resto non ci interessa, la sabbia nella clessidra è finita, la commedia è all'atto finale. Per loro il tempo è scaduto e Il Tempo guarda al domani.  

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