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E Gianfranco minaccia sulla giustizia

Il presidente della Camera Gianfranco Fini

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Che ironia questi milanesi. Arriva Fini per lanciare il movimento sotto la Madonnina e dove lo mettono? Al Derby, teatro storico del capoluogo lombardo, anzi tempio del cabaret. Il posto giusto per il mago Gianfranco che è riuscito a passare in pochi mesi da una base senza partito a un partito senza base ancora frastornata dall'«armiamoci e partite» (sul voto al lodo Alfano retroattivo e sull'impunità dell'ex ministro Lunardi). Ieri il mago ha cercato di rimediare con la tournée meneghina: piccolo teatro, blindatissimo e circondato dalla polizia, nemmeno ci fosse il red carpet. Facevano numero i giornalisti, tantissimi e (forse strategicamente) accomodati a sedere in platea. Tante anche le magliette indossate o vendute all'ingresso. Da quella con la scritta «Che fai, mi cacci?», alle t-shirt arancioni in ricordo della rivoluzione ucraina del 2004. E poi in prima fila a cantare l'inno di Mameli i colonnelli vecchi e nuovi: oltre agli irriducibili Bocchino e Tremaglia, il coordinatore lombardo Giuseppe Valditara, l'eurodeputata Cristiana Muscardini, il ministro Andrea Ronchi, Benedetto Della Vedova, l'assessore milanese Giampaolo Landi di Chiavenna, l'ex assessore allontanato da Letizia Moratti Paolo Massari, e le due new entry il presidente del Consiglio comunale di Milano Manfredi Palmeri e l'ex assessore Tiziana Maiolo. Mancava l'ex sindaco Gabriele Albertini che i finiani vorrebbero arruolare nella corsa per le Comunali. Tutti in piedi ad applaudire il mago Gianfranco che dal cilindro non ha tirato fuori granché. Anche perché il pezzo forte del repertorio era stato già eseguito qualche ora prima durante un'intervista all'emittente televisiva Antennatre Nordest: «Mi auguro che sul tema giustizia non ci siano questioni insormontabili e che non ne scaturisca una crisi di governo, ma su alcune questioni che la riguardano questa possibilità c'e. Non si punisca la magistratura». Ma sul palco del Derby Fini ha comunque ripreso l'argomento. Ribadendo il suo «no» alla reiterabilità del Lodo Alfano («questione non vitale» secondo lo stesso Guardasigilli). No anche al processo breve: «La legge, piaccia o no, è uguale per tutti. Noi vogliamo tutelare la funzione del presidente del Consiglio e non la persona. Questo significa che i processi devono essere sospesi ma non certo annullati e per questo siamo contrari alla reiterabilitá del Lodo Alfano». Il presidente della Camera ha poi annunciato l'intenzione di Futuro e libertà di presentare un progetto di legge che renda ineleggibile e quindi non candidabile chi è stato condannato in via definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione. «Perché legalità - ha detto Fini - non è giustizialismo, non è giacobinismo ma è il garantismo». Durante lo show nel cuore della Padania, il mago Gianfranco ha pure attaccato la Lega Nord che «si è messa di traverso» sulla privatizzazione delle municipalizzate «per cercare di crearsi dei tesoretti come il Pci ha fatto in Emilia Romagna e in Toscana». E poi via con la questione settentrionale, il lavoro, la cultura, l'integrazione. La giustizia resta comunque il terreno principale dello scontro. La tournée milanese è del resto servita a Fini per cancellare i sospetti di quell'armistizio del reciproco sospetto che tanto fa «inkazzare» la base. Sarà riuscito Gianfranco a fare la magia?

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