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Bossi difende il ministro dell'Economia «È come Bismarck: cancelliere di ferro»

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.Amici per la pelle verrebbe quasi da definirli tanto che, anche ieri, l'Umberto non si è tirato indietro quando si è trattato di difendere il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dagli attacchi che, ormai da giorni, gli arrivano dai colleghi preoccupati di vedere tagliati i bilanci dei loro dicasteri. «Io lo difendo sempre» è lo sfogo del leader della Lega Umberto Bossi che, continuando, paragona l'amico Giulio al cancelliere tedesco Otto Von Bismarck: «Lui è come Bismarck, il cancelliere di ferro - racconta per l'appunto il Senatùr al termine di un pranzo con il titolare di via XX Settembre - Sapete cosa diceva Bismarck? Chi tiene stretta la borsa, tiene stretto anche il potere». Una frase che sembra perfettamente cucita addosso a Tremonti, soprattutto dopo che ieri il ministro è stato il protagonista di uno scontro con il ministro Mariastella Gelmini che, impotente, si è vista slittare la discussione alla Camera sulla riforma dell'università perché, secondo la Ragioneria dello Stato, non ci sarebbe stata la copertura finanziaria. Nei pensieri di Bossi però non c'è solo la difesa di Tremonti ma anche le sorti del governatore del Piemonte Roberto Cota che, a causa di un ricorso messo in atto dall'ex presidente Mercedes Bresso, rischierebbe di vedere annullata la sua elezione. E così l'Umberto tuona: «Se vogliono far perdere Cota si mette male. Si mette male la democrazia, perché chi ha perso, ha perso e basta. C'é qualcuno che vuole annullare dei voti validi». Minacce che sembrano non intimorire la Bresso, la quale replica: «Se Bossi è tanto convinto dei cinque anni di Governo di Cota, stia calmo e aspetti il normale percorso della giustizia. Se si mette male per qualcuno è per loro che hanno accolto noti taroccatori di liste nella propria coalizione». E, a Il Tempo, rivela: «Su Cota, non posso dire niente visto che non lo si vede mai, ma una cosa è certa: torno volentieri a candidarmi alla presidenza della Regione perché penso di saper fare le cose». Giornata intensa quindi per il Senatùr che è tornato ad indossare l'elmetto celtico per difendere i suoi. Poi però, se qualcuno gli chiede se ci si possa fidare di Gianfranco Fini e dei parlamentari Futuro e libertà, lui cambia registro e si trincera dietro un lapidario: «Speriamo».

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