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Tra i finiani è l'ora della resa dei conti

I deputati, Italo Bocchino e Fabio Granata

"Intesa o documento alternativo"

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Anche le colombe si incazzano. E così a sera un finiano moderato alza la voce al telefono: «Il momento è delicato. De-li-ca-to. E non è pensabile che chi è responsabile della linea politica che sta portando Gianfranco alla distruzione e che ha una strategia fallimentare su tutta il fronte adesso si faccia da parte». Con chi ce l'ha? Nomi niente. Ma il riferimento è a Italo Bocchino, capogruppo alla Camera di Futuro e Libertà. Che le colombe finiane fossero arrivate a una svolta lo si era compreso già la settimana scorsa quando Fabio Granata aveva apostrofato malamente Souad Sbai, «rea» di aver mollato i finiani. Con una nota scritta Menia, Moffa, Viespoli e Ronchi avevano stigmatizzato ma lo stesso Granata aveva poi smentito tutto e la polemica era rientrata. Dopo il videomessaggio tutto è diventato più complicato e delicato. E da giorni, in modo sotterraneo, i moderati accusano i falchi di aver malconsigliato Fini, di averlo portato alla rottura con Berlusconi, di averlo spinto alla guerra interna al centrodestra finora perdente. Ora vorrebbero votare la fiducia (la Polidori l'ha detto ieri al Tempo), come d'altro canto lo stesso leader ha annunciato in più occasioni a cominciare dal discorso di Mirabello. I falchi mettono in discussione anche quel sì. E se da Berlusconi arrivano messaggi distensivi con la conferma che in Aula sarà presentata una risoluzione e non sarà chiesta una fiducia (dunque un voto più blando e meno vincolante), Bocchino va a Porta a Porta e annuncia: «Berlusconi deve decidere se la risoluzione è frutto di un asse con Bossi o di un vertice della maggioranza parlamentare. Un vertice è indispensabile perché non si è mai visto che due delle tre gambe propongano un documento mentre l'altro pezzo legge, sente e vota». E rilancia: «Se non c'è un documento condiviso questo è un problema». Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, anche lui in studio, glissa: «Ancora nulla è deciso». Ma Bocchino è ancora più esplicito: «Attribuiamo a Berlusconi la strategia di distruzione di Fini». Dal Pdl la prendono male. Vale per tutti il portavoce Daniele Capezzone che si chiede se faccia «più danni a Fini Tulliani o Bocchino». In soccorso di Bocchino arriva Carmelo Briguglio: «Vertice o siamo autonomi». Con loro dentro Fli ci sono anche Granata, il sottosegretario Buonfiglio e i laici Della Vedova, Perina e Raisi sebbene con accenti diversi. I falchi puntano ad ottenere un riconoscimento dal Pdl. Anche la loro firma sotto la risoluzione, un vertice per concordare il testo oppure potrebbero presentare una loro mozione che accolga le tesi di Berlusconi e ne rilanci altre che magari non saranno menzionate dal premier. Una su tutte la legalità. Non ci stanno le colombe, chiamano Bocchino che fa sapere di aver concordato la posizione espressa con Fini, chiamano il presidente della Camera che risponde che invece nulla è ancora deciso. Diffondono così una nota congiunta Mario Baldassarri, Menia, Moffa e Viespoli (ma più tardi anche il ministro Andrea Ronchi fa sapere di essere d'accordo: «Non è il momento dei falchi»): «Assistiamo, ancora una volta, ad esternazioni che lasciano perplessi. È bene allora precisare che, per quanto ci riguarda, le dichiarazioni e le valutazioni espresse da taluni esponenti di Futuro e Libertà per l'Italia rappresentano personali prese di posizione, trattandosi di scelte non preventivamente discusse e decise nell'ambito dei rispettivi gruppi parlamentari». Bocchino legge la nota ed esclama: «Non è un problema mio». Comunque il comunicato prosegue: «Noi continuiamo a ritenere, soprattutto in questa delicata fase - insistono le colombe -, che la via più difficile ma più utile per il Paese resti quella del confronto responsabile e rigoroso, anche se aspro, sui temi che interessano la vita quotidiana di milioni di famiglie e di milioni di imprese. Si ha, invece, la sensazione che, per i toni utilizzati, si punti a ottenere l'opposto di quel che si chiede. Un comportamento quest'ultimo, del tutto speculare a quello di altri all'interno del Pdl». Quali altri? Domenica sera Mariastella Gelmini va alla festa del Pdl di Grado e tesse le lodi in pubblico di Menia, che è triestino e aveva partecipato alla stessa manifestazione il giorno prima. Il sottosegretario chiama il ministro dell'Istruzione che poi parla anche con Giuseppe Valditara, senatore finiano e relatore della riforma sull'Università. Ma Menia è all'Ambiente il vice di Stefania Prestigiacomo, che come la Gelmini è tra i leader di Liberamente, l'associazione dei berlusconiani che prova a mediare con l'aiuto di Frattini. Trattano i quarantenni, ma lo scontro è tutto interno ai finiani e oggi la riunione di gruppo sarà una sorta di resa dei conti. I bocchiniani non sono per nulla turbati dallo scontro: «Sono quattro gatti, forse arrivano a cinque», dice uno di loro.  

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