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Fini impone ai suoi la pace e annuncia il sì alla fiducia

Il presidente della Camera Gianfranco Fini

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«La richiesta di fiducia posta da Berlusconi è un chiaro segno di debolezza. È la conferma che Futuro e Libertà è, a tutti gli effetti, la terza gamba del centrodestra e che, senza il nostro consenso, il governo non riesce ad ottenere la maggioranza dei voti». Gianfranco Fini non usa mezze parole. Futuro e libertà è indispensabile per Berlusconi. Per questo, continua il presidente della Camera, «è ora che all'interno del gruppo si finisca di litigare e si rimanga tutti uniti». Un duro richiamo che, non a caso, Fini ha voluto rivolgere ai suoi al termine di un pranzo organizzato con lo stato maggiore di Fli per mettere la parola fine a giorni di duri scontri tra le «colombe» e i «falchi» del gruppo. Così, dopo che, per l'ennesima volta, stavano volando gli stracci tra le varie anime di Fli in seguito alle dichiarazioni del capogruppo Italo Bocchino ritenute, dalle «colombe», «esternazioni del tutto personali non preventivamente discusse», Fini ha deciso di risolvere personalmente la situazione. E l'ha fatto invitando i suoi fedelissimi a sedersi attorno allo stesso tavolo. Da una parte i moderati come Roberto Menia, Silvano Moffa e Pasquale Viespoli, dall'altra i più intransigenti come Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, al centro l'outsider Benedetto Della Vedova e, al suo fianco, il viceministro Adolfo Urso considerato il mediatore tra le diverse anime di Futuro e Libertà. Così, mentre circolava la voce che il presidente della Camera pensasse di dimettersi dopo l'aggravarsi dell'affaire Montecarlo, lo stesso, non solo gettava le basi per ritrovare una sorta di pace interna al gruppo ma stabiliva anche la strategia da mettere in campo in risposta alla decisione del premier di porre la fiducia al suo discorso-programmatico. Una scelta che ha avuto, come prima conseguenza, quella di costringere i finiani a riunirsi nuovamente oggi subito dopo l'intervento del premier. Mentre, alcuni di loro, sembra saranno ospiti a pranzo dello stesso Berlusconi a Palazzo Grazioli. La linea guida dettata da Fini dovrebbe essere comunque quella di votare la fiducia al governo («si vota sì» avrebbe detto il presidente della Camera considerando anche il fatto che la seduta è trasmessa in diretta alla televisione). Ma non tutti sembrano pensarla così. Da un lato, infatti, Luca Barbareschi ha già annunciato che dirà no alla «chiama», dall'altra molti altri finiani come Catia Polidori, che hanno ribadito di voler ascoltare le parole di Berlusconi prima di decidere: «Tendenzialmente voteremo la fiducia ma prima sentiremo cosa dirà». Stessa posizione tenuta da Bocchino («La scelta della fiducia è un fatto positivo ma aspettiamo le parole del presidente del Consiglio. Tutto dipende dai toni e dai contenuti delle parole del premier») e da Briguglio: «È positivo che ci sia la questione di fiducia e ci aspettiamo da Berlusconi un intervento che ci riporti ai grandi problemi del Paese. Valuteremo le sue dichiarazioni senza alcun pregiudizio». In ogni caso i finiani sono convinti che oggi il pallottoliere andrà usato per detrarre ai voti totali che otterrà l'esecutivo quelli del gruppo di Fli. «E allora - conclude un deputato "colomba" di Fli - sarà chiaro che i nostri voti saranno stati più che determinanti». Ora, però, si guarda avanti. Occhi puntati quindi alla convention di Perugia dove, le rispettive galassie, da Area nazionale a Generazione Italia, dovranno provare a raccordarsi. E in quell'occasione si vedrà se la pace tra «colombe» e «falchi» avrà veramente seguito.

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