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E se pensiamo che tutto questo casino è nato perché un cognato già ingombrante per quel che combinava in Rai era anche in affitto in una casa che fu di An, c'è da riflettere non sulla condizione delle istituzioni, ma degli italiani.

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Eracosì facile spegnere sul nascere questa storia. Bastava tirare fuori un po' di coraggio e andare di fronte al Paese a spiegare tutta la vicenda, dire la verità, chiedere al cognato di raccontare come mai è diventato l'inquilino di una casa nel Principato che era di An ed è stata venduta a due società off-shore. Tutto sarebbe andato come doveva andare: Tulliani dentro o fuori. Fini dentro o fuori. Invece no, la risposta è il silenzio, a meno che non si voglia prendere per buona (e nessun giornale ci ha creduto) la nota in otto punti del Presidente Fini. Non potendo spiegare quel che non si può giustificare, si evocano spettri, complotti, barbe finte. Tutto l'armamentario della Prima Repubblica e, ogni tanto, di Repubblica. Ognuno fa il suo quotidiano ed Ezio Mauro lo fa decisamente bene, ma accanto all'articolessa di ieri firmata dal buon Giuseppe D'Avanzo si poteva ripubblicare l'editoriale dell'11 agosto 2010, intitolato «Il dovere della chiarezza». Ecco il passaggio chiave: «Il presidente della Camera ha un'unica strada per sfuggire a questa guerra mortale, una strada che coincide coi suoi doveri verso la pubblica opinione. È la strada della chiarezza e della trasparenza. Dopo avere detto la sua verità sull'affare Montecarlo, deve pretendere la verità da Giancarlo Tulliani, intermediario e beneficiario della vendita. Fini chieda a Tulliani di rivelare i nomi e i cognomi degli acquirenti e le condizioni dell'affitto. Questo per rispondere al sospetto, ogni giorno più pesante, che Tulliani abbia intermediato per se stesso, dietro il paravento off-shore. Solo così si potrà accertare definitivamente che la "famiglia" venditrice non è anche la "famiglia" acquirente». Bene, io la penso esattamente così, ho messo nero su bianco su Il Tempo le stesse domande che si sono posti a Repubblica e da settimane attendo una risposta. Non è ancora arrivata e comincio a pensare che il casino totale serva non solo a ritardarla ma ad eluderla completamente. E se una «manina» o una «manona» c'è (purtroppo non lo so, altrimenti l'avrei già scritto), in realtà sta dando un grande aiuto a chi ha interesse a nascondere la verità. Come in un thriller, stiamo assistendo a un gioco di fumo e specchi. Ne vedremo di tutti i colori. E qualcuno guardandosi allo specchio dovrà vergognarsi.

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