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Per Casini scatta il giorno della rabbia

Pier Ferdinando Casini

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Cambia i toni Pier Ferdinando Casini. Appena una settimana fa era apparso sereno e distaccato nei confronti di Berlusconi e del feeling tra un pezzo del suo partito e il Cavaliere. Si era lasciato sfuggire al massimo a mezza bocca «un Giuda ci può essere anche in gruppo parlamentare». Era ancora convinto che i suoi sarebbero rimasti nell'Udc e che ci fossero ancora margini di trattativa con i leader come Calogero Mannino. Nel giro di sette giorni tutto è cambiato e Casini va all'attacco. A Sky Tg24 gli chiedono se sia pentito di aver candidato per esempio l'ex governatore siciliano Totò Cuffaro: «Lasciamo perdere il pentimento - risponde Casini -. Ieri mi sono sentito molto umiliato dal sentir dire a Berlusconi di non aver offerto nulla a nessuno ma che sono "venuti loro da me". Che chi, eletto con l'opposizione, si presenti con il cappello in mano, è una cosa che umilia il nostro elettorato». Quindi si dice convinto: «Berlusconi, rimpasto o no, sottosegretariati o no, non otterrà 316 voti il 28 settembre». «Vediamo - aggiunge minaccioso - se ho ragione». In ogni caso, secondo Casini, Berlusconi «continuerà però a governare, perché Fli ha assicurato lealtà al governo e, quindi, i numeri li avrà comunque. Questa campagna servirà solo a legittimare qualcun altro, il quale il giorno in cui Berlusconi dovesse dimettersi in questa legislatura, potrà fare un governo dopo di lui». Casini quindi ironizza: «Berlusconi mi ha chiamato ripetutamente durante l'estate e poi va alla compravendita». D'altronde, ha continua, «a prendersi i "casinisti" senza Casini, Berlusconi ci prova da 15 anni e il risultato è che senza avere potere noi siamo sempre cresciuti» perciò «lo invito a continuare la campagna acquisti, che a noi fa bene». Si tocca l'argomento scottante, i siciliani. I centristi isolani che, guidati da Saverio Romano, sembrano pronti ad andare via, fondando un nuovo movimento. Pier derubrica tutto a una questione «irrilevante»: «Vadano dove vogliono, se sperano di avere qualcosa da Berlusconi è un problema loro. Se qualcuno ritiene di fare scelte diverse le faccia, non si inventi scuse politiche, non si inventi che noi andiamo a sinistra, perché noi siamo al centro». Tuttavia l'ex presidente della Camera prende sempre più le distanze dal Pd e anche dall'ultima sortita di Walter Veltroni spalleggiato da Arturo Parisi. Casini infatti si dice contrario alla mozione di sfiducia a Berlusconi quale ministro dello Sviluppo economico: «Sono assolutamente contrario alla mozione sfiducia. Dico a Veltroni e Parisi che se vogliono che l'Udc voti una mozione, come minimo ne dobbiamo parlare prima e non leggerlo sui giornali. E poi mi sembra demenziale una mozione di sfiducia al premier, quando Berlusconi il 28 va in Parlamento e probabilmente ci sarà la fiducia». Il leader dell'Udc rilancia: «Sfido (Berlusconi, ndr) a fare prima del 28 anche il rimpasto, così sarà immune da ogni accusa di campagna acquisti».   Arriva la replica di Saverio Romano, segretario Udc in Sicilia: «In questi due anni non sono di certo stato io ad essere andato da Berlusconi per avere il sottogoverno mentre facevamo opposizione. Comunque, al netto delle bugie e delle offese, con Casini diciamo le stesse cose - aggiunge Romano -. Non capisco però che bisogno c'è di rincorrere a Bersani per denigrare i propri deputati. Si occupino entrambi, invece, di spiegare secondo quale moralità abbiano realizzato il ribaltone in Sicilia». «Per parte mia intendo continuare a dire ciò che penso. Non mi lascio intimidire e non mi faccio provocare - dice Romano -. Casini non eluda la questione politica che si è aperta dentro l'Udc e non usi strumentalmente la parola garantismo».  

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