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Di Girolamo patteggia 5 anni

Il senatore Nicola Di Girolamo

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Pena di cinque anni e la restituzione di quattro milioni e 700 mila euro, provento dell'attività di riciclaggio. È quanto ha concordato di patteggiare con la Procura di Roma l'ex senatore Nicola Di Girolamo (Pdl), coinvolto a Roma nell'inchiesta su un maxiriciclaggio da due miliardi di euro. Nel pomeriggio di ieri, su richiesta del pool di magistrati guidati dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, Di Girolamo ha ottenuto gli arresti domiciliari. L'ex senatore Pdl (eletto in quota ex An) è accusato di associazione delinquere finalizzata al riciclaggio, violazione della legge elettorale e scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso. Al gip è pervenuta un'istanza di patteggiamento da parte della procura di Roma con la richiesta concordata con i difensori dell'indagato, Carlo Taormina e Pierpaolo Dell'Anno. Ora il giudice dovrà pronunciarsi al riguardo. Nel contempo Capaldo ed i sostituti del suo gruppo hanno dato il via libera alla scarcerazione dell'ex parlamentare. Le parti hanno concordato che la restituzione dei quattro milioni e 700 mila euro avvenga attraverso fondi personali di Di Girolamo custoditi in Italia ed all'estero e beni immobili. L'ex senatore, eletto nella lista «Italiani nel mondo, circoscrizione Europa, fu arrestato il 3 marzo scorso nel quadro degli accertamenti culminati nell'emissione di oltre 50 ordinanze di custodia cautelare ed il coinvolgimento nelle indagini dei colossi Fastweb e Telecom Sparkle, con riferimento ad una evasione fiscale di 340 milioni di euro. Nomi eccellenti finirono dietro le sbarre: tra loro Silvio Scaglia, ex fondatore di Fastweb, Stefano Mazzitelli, ex amministratore delegato di Telecom Sparkle, l'imprenditore Gennaro Mokbel, ritenuto una dei principali artefici del maxiriclaggio. Secondo la procura l'elezione di Di Girolamo nel collegio estero di Stoccarda sarebbe stata favorita da un broglio elettorale realizzato dalla famiglia Arena, della 'ndrangheta di Isola Capo Rizzuto, che avrebbe acquistato numerose schede elettorali fra gli immigrati calabresi nella città tedesca, apponendo poi sulle schede il voto per Di Girolamo. L'ex parlamentare è coinvolto anche nella parte di accertamenti sull'affaire Digint, società partecipata da Finmeccanica, la cui acquisizione finì nel mirino di Mokbel. Alla base del patteggiamento concordato con la procura c'è anche la collaborazione fornita da Di Girolamo agli inquirenti. L'ex senatore, nel corso degli interrogatori ai quali è stato sottoposto, ha fornito, tra l'altro, conferme alle ipotesi di irregolarità dietro le operazioni legate a servizi telefonici, in particolare quelle denominate «Phuncards» e «Traffico Telefonico».

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